“Il rigetto è non solo sussistente, ma ha una sua esplicita logica: la finalità della misura reale è quella di impedire, che la libera disponibilità dell’area, e degli immobili abusivamente edificati, con grave alterazione del paesaggio, possa aggravare o protrarre le conseguenze dei reati, mediante la prosecuzione dell’attività economica”. Lo scrivono i giudici della Cassazione, nel rigettare il ricorso di Massimo Firetto, fratello di Lillo Firetto, e legale rappresentante della “Sis srl.”, con cui chiedeva di essere nominato custode giudiziario, così da evitare la “morte” dell’attività lavorativa, del castello “Colonna” a Joppolo Giancaxio, di proprietà della famiglia dell’ex sindaco di Agrigento, sequestrato definitivamente dopo l’ultimo verdetto della Corte Suprema, nel febbraio dell’anno scorso.
“La realizzazione delle opere abusive ha avuto proprio una finalità commerciale – si legge nelle motivazioni fornita dei giudici ermellini -, perché i lavori abusivi sono serviti a realizzare l’immobile, nello stato attuale, per poi adoperarlo per lo svolgimento dell’attività economica, che si intende proseguire mediante la nomina dell’amministratore giudiziario”. I giudici hanno ritenuto prevalente la tutela del bene, rispetto alle esigenze cautelari economiche. L’ex primo cittadino di Agrigento e Porto Empedocle, è coinvolto, insieme al fratello Mirko, per presunti abusi edilizi, realizzati negli interventi di ristrutturazione della struttura.
Il sequestro è diventato definitivo con la pronuncia della Cassazione, arrivata per la seconda volta, dopo che il Tribunale del Riesame, chiamato a pronunciarsi dopo l’annullamento con rinvio deciso dalla stessa Cassazione, aveva ritenuto insussistente il reato di violazione del vincolo paesaggistico, confermando il provvedimento di sequestro per gli altri due reati contestati: la violazione urbanistica e il deturpamento di bellezze naturali.
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