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Home » Cronaca » Due assoluzioni in tre giorni per l’avvocato Arnone

Due assoluzioni in tre giorni per l’avvocato Arnone

Paolo Picone Di Paolo Picone
25 Dicembre 2020
in Cronaca
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AGRIGENTO. Ottima fine dell’anno per Giuseppe Arnone, con due assoluzioni in tre giorni: l’ultima ieri avanti al Tribunale di Palermo, per il reato di calunnia, la prima lunedì avanti al Tribunale di Agrigento, per il reato di molestie. Clamoroso esito il 23 dicembre, avanti al Tribunale di Palermo del procedimento penale per calunnia che vedeva imputato l’avvocato Giuseppe Arnone a seguito di una denunzia-querela degli ingegneri agrigentini Vincenzo Rizzo e Giovanbattista Platamone, costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Nino Mormino e Teodoro Caldarone. Il pubblico ministero, nel chiedere l’assoluzione dell’avvocato Arnone, ha pure evidenziato le falsità che emergevano dalle testimonianze degli ingegneri Rizzo e Platamone, chiedendo al Giudice la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica. Anche la difesa dell’imputato Giuseppe Arnone, nelle persone degli avvocati Francesco Menallo e Daniela Principato, si è associata alla richiesta del pubblico ministero, preannunziando tra l’altro la citazione civile per danno per falsa testimonianza e calunnia a carico di Rizzo Platamone e del teste Sebastiano Di Francesco.
Nel pomeriggio di ieri la sentenza che ha assolto l’avvocato Arnone con la formula “Il fatto non costituisce reato”. Questo procedimento penale, conclusosi ieri avanti al Giudicante Marina Minasola del Tribunale di Palermo, nasceva da una costola del cosiddetto processo del depuratore del Villaggio Peruzzo.
Nell’ambito di quel processo del depuratore l’avvocato Arnone, quale legale della parte civile costituita Legambiente, aveva scoperto che era stato manomesso da ignoti il verbale dell’udienza  del 19 dicembre 2003 avanti al Tribunale di Agrigento, presieduto dalla dottoressa Maria Agnello inserendo all’interno del verbale una sentenza del TAR di Catania che non era mai stata nè prodotta nè presentata nè tantomeno acquisita avanti al Tribunale presieduto da Maria Agnello.
Quindi, avanti la Corte d’Appello, nel processo del 2011, Arnone aveva denunziato quella manomissione degli atti e del verbale e Rizzo e Platamone lo avevano controdenunziato. Nel processo di ieri l’imputato Arnone, con i suoi difensori, ha provato che la manomissione degli atti era avvenuta, che mai il Tribunale presieduto da Maria Agnello aveva conosciuto quella sentenza del TAR. Mentre Rizzo, Platamone e Di Francesco, col vincolo del giuramento, da testimoni, hanno dichiarato che gli avvocati difensori nelle loro arringhe finali avevano ampiamente parlato di quella sentenza del Tar di Catania, perchè acquisita in atti.
Il colpo di scena – devastante per Rizzo, Platamone e Di Francesco – si è avuto quando Arnone ha prodotto le registrazioni integrali delle arringhe dei difensori di Rizzo e Platamone avanti il Tribunale di Agrigento e in tali arringhe non vi era nessun riferimento a questa sentenza del TAR di Catania. Adesso si avranno le conseguenze concernenti la falsa testimonianza degli ingegneri.
A completamento della notizia è corretto ricordare che adesso a Calogero Sodano, nel processo per mafia avanti la Corte d’Appello, viene contestato di aver posto in essere atti finalizzati a favorire la mafia interessata alla realizzazione del depuratore. In particolare il capo b) di Sodano nel processo per mafia contesta a quest’ultimo proprio gli atti amministrativi posti in essere accogliendo le richieste, adesso ritenute illecite e finalizzate a favorire la mafia, di Rizzo e Platamone.
La prima assoluzione.
Lunedì scorso il Tribunale di Agrigento ha assolto, con una sentenza del Giudice Antonio Genna, Giuseppe Arnone dal reato di molestie nei confronti del titolare di un bar in quanto quest’ultimo aveva querelato Arnone sentendosi molestato dalla esposizione dello striscione dal balcone dello studio di Arnone sito in via Mazzini 148 di fronte il Tribunale.
Si trattava di quello striscione che ebbe l’onore delle cronache nazionali, perchè fu al centro di un servizio di Canale 5, nel suo telegiornale delle ore 20:00, del 29 settembre 2015. Lo striscione mostrava il Procuratore Renato Di Natale e il Procuratore Aggiunto Ignazio Fonzo con il naso e il cappello di Pinocchio. Lunedì 21 dicembre si è avuto l’esito del procedimento con l’assoluzione di Arnone con la formula “Perchè il fatto non sussiste”. In questo procedimento l’avvocato Arnone era assistito dall’avvocatessa Daniela Principato.

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