Il processo scaturito dall’inchiesta “Diplomat”, su un presunto giro di diplomi “fasulli” rilasciati da istituti privati, resta al Tribunale di Agrigento.
A deciderlo il Gup del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, che ha rigetta la richiesta della difesa, di spostarlo a Ragusa, città dove è “nata” l’inchiesta. Il 12 gennaio si torna in aula e l’udienza preliminare entrerà nel vivo.
Complessivamente 102 persone, fra insegnanti, personale amministrativo e soci di quattro scuole paritarie (3 delle quali in provincia di Agrigento), indagate. Avrebbero messo in piedi il “diplomificio” con i titoli di studio, che sarebbero stati consegnati senza lezioni ed esami, e con la falsificazione dell’attività didattica. Le scuole paritarie al centro dell’inchiesta: “Pirandello” di Canicattì e Licata, “Volta” di Canicattì, e “San Marco” di Acireale.
Per tutti gli indagati la Procura della Repubblica di Agrigento (nella foto un momento della conferenza stampa) ha chiesto il rinvio a giudizio. Nel mirino della Guardia di finanza sono finiti gli anni 2015/2016 e quello successivo. Sequestrati 22 diplomi di scuola superiore, che sarebbero stati irregolarmente conseguiti, nell’anno scolastico 2014/2015, da altrettanti studenti.
Le accuse contestate dal procuratore capo Luigi Patronaggio, e dal sostituto procuratore Paola Vetro, titolare dell’inchiesta, e che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio, sono a vario titolo di associazione a delinquere, falso e abuso di ufficio. Tra gli indagati, e ritenuto il promotore dell’associazione l’ex deputato regionale, Gaetano Cani, di Canicattì, al quale, negli anni scorsi, vennero sequestrati 300mila euro in contanti, nascosti in una scatola di scarpe.
Nella lista degli indagati, anche tre istituti in qualità di persone giuridiche: “Mondo Scuola Srl” di Licata; “Ge.Is. Gest. Ist. Scol. Srl” di Canicattì, e “Centro di istruzione Gabriele D’Annunzio” di Ispica.
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