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Home » speciale elezioni » La questione depuratore infiamma gli ultimi scampoli di campagna elettorale

La questione depuratore infiamma gli ultimi scampoli di campagna elettorale

Redazione Di Domenico Vecchio
14 Ottobre 2020
in speciale elezioni
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Botta e risposta tra Franco Miccichè e Lillo Firetto a colpi di post e comunicati.
I sostenitori di Onda e Noi tornano a chiedere un confronto pubblico ai candidati

Si scaldano a suon di comunicati gli ultimi giorni di campagna elettorale tra la compagine a sostegno del sindaco Calogero Firetto e lo sfidante Franco Miccichè. Il candidato del centrodestra commenta così le scelte dell’apparentamento. 

“Dopo la prima tornata elettorale, che mi ha dato un grande e caloroso consenso – dice Miccichè – ho riflettuto molto sulla scelta che mi presenta la legge: apparentarsi o meno con liste e partiti che al primo turno avevano appoggiato altri candidati. Con questo accordo – dice lo sfidante –  Agrigento potrà sistemare il proprio territorio grazie alle risorse comunitarie e a quelle nazionali e regionali. Il Governo regionale, infatti, oltre a potere utilizzare i fondi del Patto per la Sicilia, darà le linee strategiche dei finanziamenti del recovery fund per gli interventi di ripresa economica della Sicilia. E Agrigento è certamente una città che ha bisogno di un aiuto per la ripresa. Ben 193 miliardi sono previsti dal Recovery fund per il recovery plan, ovvero il piano nazionale di ripresa e resilienza. Prevede finanziamenti per la digitalizzazione, l’innovazione e la competitività del sistema produttivo, la rivoluzione verde e la transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità, l’istruzione, la formazione, la ricerca e la cultura, la salute e l’equità sociale, di genere e territoriale.

E non ci vuole molto a capire che con queste risorse e con la sinergia con la Regione, Agrigento avrà una marcia in più per sistemare le sue strade, rifare i marciapiedi, realizzare finalmente il depuratore del Villaggio Mosè, intervenire sul suo centro storico, sui quartieri periferici, soprattutto i più degradati, aiutare le attività produttive e intervenire sul turismo. Ecco cosa mi ha spinto a realizzare l’apparentamento con i partiti del Governo regionale, con in testa il presidente Musumeci”. Conclude Miccichè. 

Ed è proprio il cenno al depuratore che fa inalberare Firetto: “Dispiace davvero – replica l’attuale sindaco – che il mio avversario non conosca la propria città. Ha dichiarato: “realizzare finalmente il depuratore del Villaggio Mosè”. Il depuratore è già in corso d’appalto, le offerte sono state presentate a settembre e la gara è in corso e la Regione non c’entra. Il depuratore dipende dal Commissario nazionale unico per la Depurazione, Enrico Rolle. Eppure, dovrebbe essere informato. La sanità e igiene pubblica dovrebbe essere sua materia. Come pensa di risolvere i problemi senza conoscerne gli interlocutori? Il candidato sindaco commette anche un altro svarione perché è stato assessore alla Sanità con me nella mia Giunta ed è grave che non abbia seguito le vicende sulla questione del depuratore in quel periodo, grande battaglia che abbiamo vinto dopo un ventennio di discussioni sterili grazie”.

In serata è ancora Miccichè a controreplicare:

“Noto con piacere – afferma – che il mio competitor legge con molta attenzione i miei post e i miei comunicati. Ne sono contento e lo ringrazio. Mi ha fatto notare un refuso nella ricopiatura della nota da me scritta a mano che lo ha indotto a pensare che non conoscessi la vicenda del depuratore del Villaggio Mosè (a proposito il commissario nazionale unico per la depurazione dal maggio 2020 non è più Enrico Rolle ma Maurizio Giugni, affiancato dai sub commissari Stefano Vaccari e Riccardo Costanza). Ma non è così. Nella nota originale c’era scritto di realizzare finalmente il collegamento con il depuratore del Villaggio Mosè, visto che dopo la realizzazione dell’opera occorrerà procedere con il potenziamento della rete fognaria e intervenire sulla raccolta delle acque piovane al fine di evitare i continui allagamenti delle strade e lo scoppio delle relative condotte. Tutto qui. Solo una parola mancante”.

Consiglio comunale

Esulta FdI che dopo gli apparentamenti manda Fabio De Felice nell’aula Sollano.

Intanto i sostenitori di Onda e Noi tornano a chiedere il confronto tra i due candidati, mentre Fratelli d’Italia esulta perchè grazie all’apparentamento oltre a Gerlando Piparo entra in aula Sollano Fabio La Felice.

A tarda sera è arrivata alla controreplica di Firetto.

Abbiamo ragione di non credere alle bozze scritte a mano. Che scusa è? Peraltro non lo fa più nessuno, credo, dall’avvento dei pc. Ha ragione il mio avversario a sottolineare che non sia più Enrico Rolle il Commissario Unico per la Depurazione, ma è stato lui, Rolle, il mio interlocutore; con i nuovi non ho avuto urgenza di rapportarmi. Ma poi di quale collegamento del depuratore?

Cioè il collegamento con cosa? Non si può essere sempre vaghi per riservarsi la possibilità di correggersi. E non si nasconde la propria poca conoscenza dietro non meglio precisati errori di trascrizione. Sarebbe più onesto e corretto nei confronti dei cittadini dire che non lo sapeva. Perché tra le altre ignote cose c’è anche che il depuratore non è l’unico progetto di cui si sta occupando il commissario. Ci sono anche progetti relativi a reti di adduzione al nuovo impianto di depurazione.

Approfitto per ricordare che le linee guida del Recovery plan le detta il Governo nazionale, così come il Patto per la Sicilia. Essendo risorse del Fondo Sviluppo e Coesione viene riprogrammato di concerto e solo previa approvazione del Governo nazionale. Camminando con il governo regionale al massimo può contribuire al fallimento del click day oppure alla lotteria del bonus turismo.
Insomma, la riflessione del mio avversario non deve essere stata lunga e ponderata.
Dichiara di aver scelto l’appoggio delle liste civiche e poi, dopo il voto, di non accettare apparentamenti, salvo poi svelare un disegno noto a tutti da tempo, ma ignoto forse soltanto a lui.

Svela anche qualcosa di inquietante quando afferma che apparentarsi serve per avere i favori della Regione. Sostiene quindi, utilizzando un termine noto a chi gli sta intorno e spesso usato in queste ore, cioè “sistemare”, che la regione riserva trattamenti diversi ai sindaci in funzione dell’appartenenza politica.
Quindi mamma Regione farebbe figli e figliastri a seconda della genuflessione dei sindaci apparentati?
Non ci risulta che per avere fondi regionali, nazionali o comunitari abbiamo avuto di personaggi al posto giusto. Esistono avvisi pubblici, bandi, progetti presentati, organi di valutazione e finanziamenti concessi, tutto alla luce del sole. Tant’è che Agrigento ha potuto già ottenere finanziamenti per digitalizzazione, innovazione, mobilità, formazione, istruzione, ricerca, cultura, salute, interventi di inclusione e assistenza sociale.

Certe sue affermazioni e lo stesso linguaggio che usa appartengono a una politica vecchia, superata, e a logiche che Agrigento deve continuare a tenere lontane dalla città, se non intende ripiombare negli anni Novanta, quando la speculazione era di moda, godevano in pochi e gli altri stavano a guardare i loro affari. Vorrei ricordare che è pure trascorso il primo ventennio del nuovo secolo e i suoi più stretti consiglieri sono ancora attaccati a un modo becero di fare politica.
Ma avremo modo di chiarire domattina quando ci ritroveremo alla trasmissione TGR RAI di Palermo.

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