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Home » Cronaca » “Disturbava donne sposate”, dopo 9 anni risolto l’omicidio di impiegato comunale: arrestate 3 persone

“Disturbava donne sposate”, dopo 9 anni risolto l’omicidio di impiegato comunale: arrestate 3 persone

11 Settembre 2020
in Cronaca, dalla provincia, evidenza
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Nove anni dopo, svolta nell’inchiesta sull’omicidio del 69enne ex dipendente del Comune di Raffadali, Pasquale Mangione, ammazzato il 2 dicembre 2011, in contrada “Modaccamo”, nelle campagne raffadalesi, il cui corpo venne poi rinvenuto dilaniato dai cani.
Gli agenti della squadra Mobile della Questura di Agrigento, guidati dal dirigente Giovanni Minardi, hanno arrestato tre persone, già note alle forze dell’ordine, con l’accusa di omicidio in concorso.
Le manette ai polsi sono scattate per Roberto Lampasona, 43 anni di Santa Elisabetta, Antonino Mangione, 40 anni di Raffadali, e Angelo D’Antona, 35 anni di Raffadali. Quest’ultimo è stato catturato all’Estero.


Il provvedimento è stato firmato dal Gip del Tribunale di Palermo Antonella Consiglio, dietro richiesta del sostituto procuratore della Dda di Palermo Claudio Camilleri. Anche se è stata esclusa l’aggravante mafiosa.
Indagati uno dei figli della vittima Francesco Mangione, ristoratore di Raffadali e il presunto boss quarantenne Francesco Fragapane, di Santa Elisabetta.

L’omicidio sarebbe stato commissionato proprio dal figlio della vittima, (indagato a piede libero nella vicenda, insieme al boss di Santa Elisabetta Francesco Fragapane, che avrebbe dato il via libera all’uso delle armi) dietro il pagamento di una somma di 10mila euro, perché il 69enne, molestava donne sposate. Da qui la decisione del figlio fare uccidere il padre, rivolgendosi ad Antonino Mangione.

I poliziotti della Mobile, anche grazie alle dichiarazioni di quest’ultimo (già collaborante nell’ambito dell’operazione della Dia “Kerkent” sul clan guidato dal boss Antonino Massimino), hanno fatto piena luce sul delitto.
Mangione ha di fatto confessato di aver organizzato e anche pianificato l’agguato a Mangione, ucciso con due colpi di pistola calibro 7.65, materialmente eseguito da Lampasona e D’Antona.
Le dichiarazioni di Mangione, che non è considerato un collaboratore di giustizia, sono state ritenute attendibili.

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