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Home » Chiesa » Papa Francesco parla del giudice Rosario Livatino

Papa Francesco parla del giudice Rosario Livatino

Redazione Di Redazione
30 Novembre 2019
in Chiesa, L’angolo di don Diego
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Lo ha fatto proprio nella mattinata di oggi 29 novembre, inizio della novena dell’Immacolata, ricevendo in udienza i membri del Centro Studi “Rosario Livatino”, in occasione del Convegno nazionale sul tema “Magistratura in crisi. Percorsi per ritrovare la giustizia”, presentandolo come modello di fedeltà al proprio dovere che diventa coraggio e quindi come  “esempio non soltanto per i magistrati”.

Concetto e parole che non hanno bisogno di commento,  e che vogliamo testualmente riportare nella loro testuale   interezza: “Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni”.

Non solo ! Papa Francesco ha voluto ricordare  quel pomeriggio del 9 maggio 1993 quando  il suo   predecessore San Giovanni Paolo II, poco prima di rivolgere agli ‘uomini della mafia’ il memorabile e perentorio invito alla conversione nella Valle dei Templi, ad Agrigento, aveva incontrato i genitori  del  magistrato canicattinese, figlio di questa Chiesa Agrigentina , che il 21 settembre 1990, all’età di 38 anni, era stato barbaramente assassinato mentre si recava al lavoro in Tribunale ad Agrigento.

E proprio in quell’occasione dell’incontro con i genitori, Giovanni Paolo II, colloquiando con i genitori, definì  Livatino “martire della giustizia e indirettamente della fede”.

Papa Francesco, accennando alla positiva conclusione del   processo diocesano di beatificazione , ha aggiunto, come se non bastasse quanto prima detto,  che Rosario Livatino  – “continua ad essere un esempio, anzitutto per coloro che svolgono l’impegnativo e complicato lavoro di giudice”, ma non solo.

Perché ha precisato che : “Quando Rosario fu ucciso non lo conosceva quasi nessuno. Lavorava in un Tribunale di periferia: si occupava  dei sequestri e delle  confische dei beni di provenienza illecita acquisiti dai mafiosi. Lo faceva in modo inattaccabile, rispettando le garanzie degli accusati, con grande professionalità e con risultati concreti: per questo la mafia decise di eliminarlo”.

 

Diego Acquisto

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