La Procura di Agrigento, e l’avvocato delle parti civili, ricorrono contro la sentenza di assoluzione per il netturbino A.I., 53 anni, di Agrigento, e la compagna, L.A., 38 anni, anche lei agrigentina, accusati di violenza sessuale ai danni della figlia dell’imputata, all’epoca dei fatti minore, oggi ventunenne. Oggi è iniziato il processo di secondo grado, dinnanzi ai giudici della Corte di Appello di Palermo. L’assoluzione era arrivata “perché il fatto non sussiste”.
Per il Tribunale di Agrigento non ci fu alcun abuso sessuale e i racconti della presunta vittima non hanno trovato riscontro. Assolta anche la madre, anche lei finita a processo con l’accusa di concorso in violenza sessuale, perché non avrebbe impedito, “avendo l’obbligo giuridico di farlo”, che l’uomo abusasse della figlia. Secondo la Procura sapeva tutto, ma non avrebbe fatto nulla per impedire gli abusi.
In aula i legali della coppia, gli avvocati Davide Casà e Nicola Grillo, e quelli della compagna, gli avvocati Barbara Garascia e Antonino Manto, hanno eccepito per un difetto di notifica, e i giudici hanno rinviato al 18 dicembre prossimo. La presunta vittima e il padre naturale sono rappresentati dall’avvocato Monica Malogioglio. Il netturbino, il 3 ottobre di tre anni fa, era finito in carcere. Per la 38enne, invece, non è stata mai applicata nessuna misura.
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