Al sovraffollamento dei Pronto soccorso la Regione risponde con gli adempimenti contrattuali del Dg
L’inosservanza o il mancato raggiungimento degli obiettivi, comporta la decadenza dall’incarico
Uno dei tanti mali che affligge il nostro Pronto soccorso è il sovraffollamento. Lo sa bene l’assessorato regionale della Salute che ha emesso un decreto ad hoc e approvato il contratto di lavoro per i direttori generali unitamente al documento “Obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi per il periodo 2019-2020” dove, al quindi punto, è scritto nero su bianco “Pronto soccorso – gestione del sovraffollamento” fissando al 60 per cento la soglia minima di raggiungimento degli obiettivi e precisando che “il mancato raggiungimento di tale soglia comporta la decadenza dell’incarico”. Riflettori che il neomanager dell’Asp di Agrigento, Giorgio Giulio Santonocito, si accinge ad accendere, seguendo le Linee di indirizzo per la gestione del sovraffollamento nei Pronto soccorso. Linee che hanno il chiaro obiettivo di fornire le strategie per contrastate e gestire il fenomeno del sovraffollamento e prevenirne le conseguenze negative in termini di risultato e potenziali eventi avversi. Il tutto attraverso il monitoraggio continuo, l’analisi delle criticità, l’attuazione di interventi per la riduzione del fenomeno da attivare in rapporto alla gravità delle situazioni. L’indicatore di efficienza misura la capacità del Pronto soccorso di ricoverare e dimettere i pazienti entro le 24 ore, al di là dei numeri dei posti tecnici presidiati. E, secondo l’assessore regionale della Salute, non dovrebbero esserci pazienti con una permanenza maggiore di 24 ore. Quindi, aspettare “solo” 8 ore dovrebbe essere lecito. Tre i nodi da sciogliere in Medicina e chirurgia di accettazione e d’urgenza: ingresso al Pronto soccorso – processo – uscita. L’ingresso riguarda l’incremento degli accessi e il sottoutilizzo di servizi e strutture di cura primaria. La “componente ingresso” è caratterizzata da fenomeni di variabilità che portano a picchi d’afflusso per accessi inappropriati.
Ed ecco i numeri del San Giovanni di Dio: nel 2015 si sono registrati 57651 accessi; nel 2016 gli ingressi sono stati 56758 e nel 2017 si sono contati 57168 accessi.
Il processo si riferisce all’organizzazione, ai percorsi diagnostico assistenziali e ai tempi di erogazione delle prestazioni intermedie (consulenze specialistiche, accertamenti strumentali di laboratorio e di diagnostica, servizi di trasporto dei pazienti). Tempi che, talvolta, al San Giovanni di Dio si dilatano. Uscita: necessità di garantire il ricovero oppure la modalità di dimissione più appropriata e sicura. Nella “componente uscita” si registrano le principali criticità: difficoltà a ricoverare i pazienti per carenze di posti letto e, tra le altre cose, l’assenza di percorsi diagnostico terapeutici assistenziali integrati. Il tutto senza contare la carenza di personale. Problema di cui si dovrebbe intravedere la soluzione il prossimo anno con l’avvio dei concorsi a tempo indeterminato.
(Rita Baio – La Sicilia)
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