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Home » Cronaca » Omicidio Vivacqua: processo da rifare in Appello

Omicidio Vivacqua: processo da rifare in Appello

Paolo Picone Di Paolo Picone
22 Febbraio 2019
in Cronaca, evidenza
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RAVANUSA. Il processo d’appello nei confronti dei presunti assassini di Paolo Vivacqua, l’imprenditore del settore dei rifiuti speciali meglio conosciuto come “rotamat” di Ravanusa, è da rifare. La Corte di Cassazione ha annullato, su ricorso della difesa, le sentenze di condanna di Diego Barba e Salvino La Rocca, rispettivamente condannati in Primo grado e Appello a 23 anni di carcere per l’omicidio dell’imprenditore ravanusano.

Barba secondo l’accusa, amante della moglie del defunto, sarebbe stato il mandante del delitto, mentre La Rocca l’intermediario con il due presunti esecutori materiali del delitto, Antonino Giarrana e Antonino Redaelli, per cui la Cassazione ha annullato l’aggravante della premeditazione (in Appello per loro era stato confermato l’ergastolo). Per tutti è stato infine disposto un nuovo processo. Vivacqua è stato ucciso a Desio il 15 novembre del 2011. La sentenza dei giudici della Prima Sezione della Corte di Cassazione (presidente Filippo Casa, Giacomo Rocchi, Raffaello Magi, Antonio Minchella, Carlo Renoldi) è stata depositata in cancelleria. A spingere la Suprema Corte a cambiare il verdetto, sarebbero state le argomentazioni della difesa, secondo cui non sarebbe mai emerso un movente per il delitto, ma supposizioni sempre diverse e non certe.

La prossima settimana il voluminoso plico di faldoni arriverà a Milano e dovrà essere scelta una nuova sezione d’Appello. La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso di Antonino Giarrana. Antonio Radaelli, Salvino La Rocca, Diego Barba – relativamente alla inutilizzabilità del verbale contenente le dichiarazioni rese da Gino Guttuso il 27 gennaio 2014. Il verbale risulta utilizzato per le contestazioni ed acquisito.  Ed è stato valutato a carico dei ricorrenti. Conclusione dei giudici: “Il profilo di fondatezza dei ricorsi riguarda le modalità dell’ascolto investigativo di Guttuso in qualità di persona informata dei fatti.

Tale non era la corretta veste processuale da attribuirsi al soggetto, nei cui confronti erano da ritenersi già emersi indizi di potenziale coinvolgimento nel fatto di reato, tali da comportare l’assunzione della qualità di indagato. E pertanto la motivazione espressa dalla Corte d’Appello risulta errata in diritto perché tende a valorizzare il dato formale della mancata iscrizione di Guttuso nel registro degli indagati”. Quanto alla esecuzione dell’omicidio di Paolo Vivacqua i giudici scrivono che: “Giarrana e Radaelli sono stati raggiunti da elementi di prova totalmente autonomi rispetto alle dichiarazioni rese da Gino Guttuso. E condividono “la critica relativa alla mancata dimostrazione probatoria nel movente dell’omicidio Vivacqua”.

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