“Non era così”. Il quotidiano a Villaseta, dove i pensionati parlano con il sole
Un quartiere dove si conoscono tutti e se sei “forestiero” ti scrutano con attenzione e ti accolgono con un sorriso
“Guardi che non era così. C’è stato un tempo in cui dietro ogni saracinesca c’era un negozio. Quella, ad esempio, era una polleria, lì c’era un negozio di generi alimentari e accanto uno di calzature”.
Seduti su un muretto, Gerlando e u “zu Pè” insieme a altri amici, tutti avanti con gli anni, chiacchierano tra loro. Alle loro spalle, il vecchio centro commerciale di Villaseta, con le insegne sbiadite dal tempo, con le panchine in cemento spizzicato, con gli angoli nascosti, e non solo, usati come ripostiglio per “conservare” il triciclo rotto oppure delle tavole di legno ormai fradicio. Stanno lì, al sole, Gerlando e i suoi amici. Gerlando, pochi denti ingialliti così come le sue unghie, lo sguardo timido, gli occhi fissi a terra. “Noi, qui, parliamo con il sole” dice e ci scruta con attenzione. “Eh già. E di cosa dobbiamo parlare? Della pensione? L’Inps mi ha rubato 16 anni di contributi versati, li ha assegnati a un mio omonimo di Catania – racconta Giuseppe – E, come se non bastasse, a mia moglie hanno tolto la pensione. Però, in compenso, le danno 100 euro al mese che versano sul mio conto. Ladri. Ecco cosa sono. E facciamo fatica ad arrivare alla fine del mese. L’altro giorno ho speso 90 euro per le medicine e, sa una cosa, le compri in parafarmacia perché lì si risparmia”.
“Ho fatto il venditore ambulante per 40 anni – racconta Giovanni – Ogni mattina a terra alle 4;30 senza mai un ritardo. E ora sbarcare il lunario è difficile”.
Com’è vivere a Villaseta?
“Qui non siamo al viale della Vittoria – rispondono in coro – Noi siamo cittadini di serie B. Ogni tanto puliscono. Ma ogni giorno è sempre peggio. Non si fa manutenzione. Siamo soli”.
E Gerlando: “Noi qui parliamo con il sole”.
Tra il degrado, ma ci si abitua anche a quello, tra mattoni divelti e scalini ridotti all’osso, se alzi gli occhi scorgi dei murales.
“Li ha fatti un anziano appassionato di pittura. Veniva il pomeriggio, prendeva i suoi colori e saliva sulla scala”.
A Villaseta ci si conosce da sempre, i “forestieri” si notano subito e vengono sottoposti a un attento esame visivo. Seduti innanzi al club dell’Akragas, ci sono Umberto, Turiddu, Pasquale, Vincenzo e altri pensionati. Discutono a gran voce ma, appena ci scorgono, cala il silenzio. Chiediamo un’informazione e un attimo dopo si rianimano, uno di loro ci cede il suo posto, rigorosamente al sole.
Don Turiddu ha pascolato il gregge per tutta la sua vita. Adesso ha 86 anni ma a guardarlo gliene dai molti meno. Umberto è il “ricco” del quartiere, si vanta di aver sempre mangiato bene anche in tempi di magra. I suoi amici lo prendono in giro. Qualcuno gli dice che “la povertà non è vergogna. Io mi vergogno se vado a rubare o se mia moglie alza la gonna e non di certo se sono povero”. Qualcuno va via, qualche altro si aggiunge alla comitiva.
“Certo che stiamo sempre qua, quando piove entriamo al Club, giochiamo a carte, chiacchieriamo. Sa, c’è anche la televisione”. Pochi metri più avanti, un ambulante vende baccalà sotto sale, frutta secca e spezie, un gruppo di ragazzi è davanti la sala giochi, qualcuno è sdraiato sul motorino, qualcuno fuma, qualcuno ascolta musica con gli auricolari. Saliamo pochi gradini. Il panorama da quassù è molto più bello. Si vede il mare. Ed è meglio guardare solo in quella direzione perché il resto… si sente un cane abbaiare in lontananza, un uomo coltiva un’aiola diventata orto, la musica di una radio, una giovane donna stende la biancheria con il sorriso sulle labbra. C’è il sole a Villaseta. Almeno quello.
LA SICILICA – Rita Baio
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