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Home » Cronaca » Quaranta spiega il “Mandamento di Agrigento”

Quaranta spiega il “Mandamento di Agrigento”

28 Febbraio 2018
in Cronaca, evidenza
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Quaranta svela: “Mandamento di Agrigento comprende Giardina, Villaseta, Fontanelle Villaggio Mosè e Monserrato”.

Sempre al vaglio dei magistrati le dichiarazioni del pentito favarese Giuseppe Quaranta, l’ex boss che ha deciso di collaborare con la giustizia dopo il suo arresto avvenuto nel blitz antimafia denominato Montagna. Per prima cosa l’uomo ha voluto specificare i motivi del suo pentimento poi è entrato nel dettaglio di quanto di sua conoscenza.

Quaranta tra le tante cose, ha descritto   i mandamenti mafiosi della provincia entrando all’interno delle dinamiche di quello di Agrigento così suddiviso: “Il mandamento di Agrigento comprende Giardina Gallotti, Villaseta, Fontanelle, Villaggio Mosè e Monserrato”.
Il boss sarebbe stato capo di Favara tra il 2010 e il 2013-2014. Poi fu “posato” perchè “a un certo punto mi ero stufato e non mi facevo trovare da nessuno – ha detto – quindi non essendo più ‘produttivo’ fu informato Francesco Fragapane a cui fu detto che non ero più disponibile. Mi venne detto che non dovevo più ‘camminare’ a nome di Fragapane e io ne fui felice…”

Ha parlato di estorsioni a ditte edili, ma anche a extracomunitari. A tal proposito racconta: “Relativamente a fatti di estorsioni sono in grado di riferire su due da me fatte:
– con Calogerino Giambrone e Morgante relativa agli extracomunitari. Ogni volta che vedeva un “negro” Giambrone diceva che erano 45 euro che camminano”, ha riferito di droga. Sarebbe principalmente proprio il favarese Quaranta ad occuparsi dell’approvvigionamento di sostanze stupefacenti nel territorio agrigentino per poi consegnare le stesse ai “suoi” uomini di fiducia che poi, a loro volta, si occupavano dello smercio tra Agrigento, Favara, Raffadali e Racalmuto. Quaranta avrebbe organizzato una rete di spacciatori ben collaudata con compiti e ruoli ben definiti. La “roba”, sempre secondo quanto emergerebbe dalle carte dell’inchiesta arrivava da San Cataldo, da Rosarno (Calabria) e da Comiso.
Tutto il commercio e lo smercio sarebbe avvenuto con il benestare di Cosa nostra. Gli investigatori hanno scoperto un importante traffico attraverso le intercettazioni telefoniche, di cocaina e hashish). Traffico che sarebbe stato gestito per conto della famiglia mafiosa di Favara e del mandamento della “Montagna”.

 

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