Sulla tornata amministrativa appena conclusa. Di Diego Acquisto
Su tutto quello che si legge e si sente in queste ore, qualche episodio resta più impresso.
Intanto i risultati delle amministrative, che hanno interessato 9 milioni di cittadini in 1005 Comuni di ogni parte d’Italia, vanno diventando ormai definitivi.
Colpiscono due episodi forse paradigmatici, che vengono dal Sud e che, penso, resteranno più impressi nella memoria e faranno ancora discutere.
Il primo viene da Palermo, dove è stato già eletto sindaco per la quinta volta Leoluca Orlando; mentre il secondo viene dall’estremo lembo d’Italia, che è l’isola di Lampedusa, dove un sindaco in carica del PD è stato battuto da un altro sempre dello stesso Partito.
Dunque a Palermo resta Orlando, appoggiato da Sette liste civiche: Movimento 139 (da lui fondato tre anni fa), Democratici e Popolari (Pd e alfaniani), Mosaico Palermo (incluso Mdp), Palermo 2022 (Mdp e altri), Sinistra in Comune (Sinistra italiana, Sel, Rifondazione), Alleanza per Palermo (centristi e autonomisti ex-Mpa), Uniti per Palermo (area Salvatore Cardinale).
Nulla di straordinario, se non fosse che a Palermo il secondo classificato è quello stesso Fabrizio Ferrandelli che nelle precedenti amministrative di cinque anni fa, sempre a Palermo, si presentava come candidato del Partito Democratico, SEL e Socialisti di Vizzini, mentre, sempre allora, Leoluca Orlando si presentava sostenuto da Italia dei Valori, Verdi, Rifondazione Comunista.
Non solo le cronache adesso riferiscono che Orlando è “molto infastidito” contro La 7 che lo avrebbe definito candidato del
PD, come se essere di questo Partito – commenta il direttore Mentana – fosse da lui, che pure almeno ha ricevuto i voti anche dal PD, fosse ritenuta “un’offesa”.
Un episodio che, nel groviglio della vicenda palermitana nel suo complesso, anche per i disinvolti cambiamenti di casacca, resta impresso e suscita perplessità oltre a curiosa ilarità.
L’altro episodio è quello di Lampedusa dove la brava Giusy Nicolini del PD è stata battuta da Salvatore Martello, anche lui del PD ma di un altro circolo.
Nulla è valso alla Nicolini, nemmeno la stima personale di Renzi, di Obama e dello stesso Papa Francesco.
Riferiscono le cronache che Martello, in campagna elettorale avrebbe definito la Nicolini “Ladra di medaglie”.
Il nostro giornale online ha tempestivamente forse immortalato la paradossale situazione lampedusana con una indovinata vignetta del nostro bravo Sergio Criminisi, che dà il messaggio inequivocabile di una Giusy Nicolini “abbattuta” da un Martello.
Diego Acquisto
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