Sembra ancora in fase sperimentale, eppure é il 73°esimo anno che viene celebrata la Sagra del Mandorlo in Fiore che apre le danze al Festival del Folklore internazionale. Una sagra nata anche per dare un’identità turistica al territorio e che quest’anno ha quasi rischiato di mischiare feste religiose a cerimonie folkloristiche. Viene subito da pensare che la kermesse, vista così, sia stata “arrangiata” all’ultimo minuto. Ma i tempi e le pianificazioni del programma settimanale, sono avvenuti nei tempi giusti. Forse i modi di propaganda, di promozione e divulgazione sono stati alquanto confusionari o poco dettagliati. Imbattendosi in incontri con turisti arrivati puntualmente solo nei giorni ultimi della sagra, ci si é accorti della loro mal informazione e disorientamento. Molteplici infatti sono state le richieste di informazioni pervenute alla nostra redazione attraverso i canali mail, whatsapp, telefono, riguardo al programma e ai suoi appuntamenti. Tutto ciò è più che plausibile, visto che la Sagra era sprovvista di un proprio ufficio stampa diretto da almeno un referente impegnato nella promozione e nell’informazione turistica. Perché la sagra deve essere momento di sviluppo e non di puro divertimento per i soli Agrigentini saturi di una festa cortigiana. É vero anche che quest’anno non sono mancate le novità. Le Torri Umane non si erano mai viste. Buona la prima esibizione, la seconda, ma poi é diventata noiosa, ripetitiva e lenta. E la sfilata dei gruppi ne ha risentito, viste le interminabili cordate di persone ferme ad aspettare l’esibizione andalusa. Soldi spesi bene o male? Questa é una domanda lecita che si porrebbe ogni agrigentino. E di diritto spetterebbe una risposta altrettanto lecita e cristallina. Poche o nulle sono state le delucidazioni da parte dell’ente parco riguardo alle somme investite, ai criteri artistici di scelta per i vari appuntamenti, ai criteri di pianificazione dei servizi da offrire al turista e al cittadino stesso, e alle entrate. Entrate non solo dal punto di vista remunerativo, ma soprattutto dal punto di vista attrattivo e di crescita culturale. Fin quando non sarà fatta una resa dei conti collettiva, prendendo atto di ogni singola cosa e di ogni piccolo dettaglio, la sagra resterà una festa di paese in fase sperimentale.