Porto Empedocle, presidio culturale con gli incontri di biblioterapia
A Porto Empedocle si è concluso un percorso culturale che, per struttura e intensità, ha rappresentato una delle esperienze più originali degli ultimi anni in città. Nella sala della Stazione Succursale, luogo scelto dall’Archeoclub Agrigento con il patrocinio del Comune, si è svolto un ciclo di tre incontri di biblioterapia, ideato dalla psicoterapeuta Marinella Rappisi e organizzato da Angela Roberto, presidente Archeoclub Agrigento, insieme a Graziella Pecoraro, direttrice editoriale di VGS LIBRI, che hanno curato il coordinamento culturale dell’intero progetto.
L’iniziativa è nata dal desiderio di unire lettura, introspezione e condivisione. In una provincia piena di palcoscenici dove si assiste e non si partecipa, questo progetto si è affermato come un vero e proprio presidio culturale. Ma cosa sia, esattamente, la biblioterapia lo ha spiegato la stessa psicoterapeuta Rappisi all’inizio del ciclo, offrendo una chiave di lettura che ha guidato tutto il lavoro:
«La biblioterapia è l’uso dei testi letterari come strumento terapeutico per il raggiungimento del nostro benessere psicofisico, in termini di fioritura personale».
Un concetto, quello di fioritura, che Rappisi descrive come un processo di nutrimento interiore: «La letteratura, la poesia, i testi musicali possono innaffiare il nostro intelletto come si innaffia una pianta. Ci permettono di rifiorire in momenti particolari della nostra vita, affrontando il passato, osservando il presente e immaginando il futuro in relazione ai nostri desideri, alle nostre passioni, alla nostra sfera intima, familiare, sentimentale e persino lavorativa».
Il percorso è stato pensato in tre tappe – infanzia, adolescenza, età adulta – un modo per capire quali testi abbiano contribuito a modellare la nostra identità. Le discussioni, condotte sempre in cerchio, sono state spontanee e variate: alcuni partecipanti intervenivano a voce, altri sceglievano la scrittura come strumento per far emergere aspetti più complessi della propria storia.
Rappisi ha approfondito il ruolo della letteratura come forma d’arte che agisce su più livelli:
«La lettura è una forma artistica che può essere considerata parte dell’arteterapia. Le pagine scritte da un autore possono favorire l’immedesimazione, la rappresentazione di sé e anche un processo di trasformazione. Attraverso i libri possiamo ristrutturare il nostro pensiero: mettiamo in discussione idee radicate, riorganizziamo i contenuti mentali, chiarifichiamo ciò che spesso resta confuso. La nostra mente è un’architettura: le parole ci aiutano a riordinarla».
E non sempre si tratta di letture impegnative: «Possiamo scegliere libri anche per svagarci o distrarci – aggiunge Rappisi – perché anche questo ha un valore nel nostro equilibrio emotivo. La biblioterapia è uno strumento potente, un valore aggiunto nei percorsi di crescita personale».
La presidente dell’Archeoclub, Angela Roberto, ha osservato come gli incontri abbiano generato un clima di ascolto autentico e di scambio:
«Ognuno ha portato un pezzo della propria storia. I testi, tutti diversi tra loro, hanno rivelato aspetti intimi e sfumature personali. È stata un’esperienza umana prima ancora che culturale».
La direttrice editoriale Graziella Pecoraro, che ha seguito l’iniziativa dall’inizio alla fine, ha sottolineato il valore culturale dell’esperimento per la città:
«La Stazione Succursale di Porto Empedocle ha dimostrato di poter diventare un punto di riferimento per attività culturali innovative. L’interesse del gruppo e la volontà di proseguire con un circolo di lettura stabile confermano che c’è spazio per una comunità culturale viva e rigorosa».
Il ciclo ha creato un gruppo coeso di partecipanti che ha espresso il desiderio di continuare con nuovi appuntamenti. Archeoclub e VGS Libri stanno già lavorando a una programmazione futura che possa sostenere e ampliare quanto emerso.
Gli organizzatori rivolgono un ringraziamento sincero a tutti coloro che hanno preso parte agli incontri. La qualità dei contributi ha reso possibile un’esperienza culturale che ha portato qualcosa di nuovo nel panorama cittadino, lasciando la sensazione di un percorso destinato a crescere.
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