C’è una pellicola in questi giorni nei Cinema, che sta passando troppo in sordina: U.S Palmese.
Film leggero, divertente, scanzonato, ironico, riflessivo.
Con l’autorevole interpretazione di Rocco Papaleo e della sempre brava Claudia Gerini, il film costituisce una lettura sociologica del calcio, di ciò che il gioco del calcio rappresenta nella vita sociale delle comunità piccole e grandi. Il calcio, metafora della vita, viene raccontato egregiamente dai registi Marco ed Antonio Manetti, attraverso un pensionato di Palmi, che dopo mille peripezie, riesce a portare in maglia neroverde, nella squadra dei dilettanti del paese, un blasonato centravanti francese, finito per le sue intemperanze, il suo stile di vita, fuori dal circuito del grande calcio, e costretto ad accettare la proposta del piccolo club, sia per fare notizia, sia per risalire la china della sua carriera.
L’arrivo del fuoriclasse in paese, scatena la gioia di tutti, anche di chi, prima di quell’arrivo, aveva totalmente ignorato la Palmese ed il calcio in generale.
La figura di Papaleo, ossia l’artefice di quest’ingaggio stellare per un club di dilettanti, è centrale nel film, tanto quanto quella del calciatore stesso, l’altro coprotagonista del racconto. Il fuoriclasse e la sua decadenza ( da cui riparte la sua seconda carriera …) fanno la sintesi dei pilastri che stanno alla base del successo dentro il rettangolo di gioco: disciplina, sacrificio, umiltà, abnegazione, allenamento, carattere. Senza tali prerogative, senza tali virtù, anche il campione sbiadisce e perde terreno. Il bomber, per tale motivo, scivola dai club stellari fino ai dilettanti, ma non per questo, in quella realtà, riesce a fare la differenza, almeno fino a quando non comprende che deve dismettere ” i panni” del fenomeno ed integrarsi in un gruppo, instaurare con i suoi nuovi compagni un rapporto leale, vero, sincero, collaborativo. Nel calcio, non appena ti poni sul piedistallo, cadi amaramente; non puoi far da solo (neanche tra i dilettanti), non è possibile; è il gruppo che deve valorizzare un leader, un campione, e di conseguenza quel campione può valorizzare altri giocatori, migliorarli, lanciarli su livelli agonistici più alti. E’ un’equazione il calcio, è un equilibrio di tecnica, di stile, di talento, che viaggiano di pari passo con l’ impegno, il sacrificio, la dedizione, la passione, la coesione. Una squadra di calcio è come una piccola comunità. Quella comunità cresce, se ogni singolo fa qualcosa per la stessa, se si pone fuori dal gruppo, danneggia se stesso e la comunità. Il film è veramente magistrale nel rappresentare la fenomenologia sociale del calcio, che rappresenta per ogni tifoso ( ma anche no) quel sogno irrazionale di vincere, di veder trionfare i colori della propria squadra, di vedere la palla nel sacco, anche se le strade sono disastrate, se mancano i servizi fondamentali, se cade a pezzi l’intonaco dell’ospedale, se manca il lavoro, se le scuole sono da ristrutturare. Tutto ciò passa in secondo piano se nel tuo paese, la tua squadra segna, vince e punta al primo posto.
E’ così, è la poesia del calcio, è l’irrazionalità di un’emozione che corre, attraverso un pallone che rotola sull’erba…
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