Vedere San Leone pieno di gente come se nulla fosse è preoccupante. La città di Agrigento sembra ignara di quello che sta succedendo. Messe sospese, Valle dei Templi e musei chiusi non bastano per far comprendere che il fenomeno Covid-19 non va sottovalutato. Come se Agrigento fosse immune. Le regole vanno applicate e non liberamente interpretate. I numeri di questa epidemia sono implacabili. I contagi del coronavirus, secondo gli esperti, procedono secondo una curva esponenziale che corre molto veloce, è necessario fermarla al più presto. Le autorità competenti si facciano sentire e diano indicazioni decise.
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Rispettare le regole.
Occorre, lo ricordiamo, la massima attenzione nei comportamenti quotidiani. E’ sbagliato fingere che il problema non esista ed e’ sbagliato ugualmente vivere nel panico. Occorre evitare assembramenti, mantenere una distanza di almeno un metro da altre persone, specie se queste manifestano sintomi parainfluenzali. Bisogna inoltre lavarsi spesso le mani, e non toccarsi occhi, bocca, naso. Occorre seguire queste importanti indicazioni, che non vogliono dar fastidio ad alcuno ma che in prospettiva saranno importanti per aiutare l’economia. Prima fermiamo il virus e prima ripartono l’economia, le imprese e i posti di lavoro. Se il contagio aumenta, questa situazione non migliorerà.
Chi viene dalla zona rossa.
Obbligo di quarantena per chi negli ultimi 14 giorni e’ stato nelle “zone rosse”. Lo prevedono due ordinanze firmate, oggi, dal presidente della Regione Nello Musumeci, per contenere il diffondersi del Coronavirus nell’Isola. Provvedimenti indispensabili visto il rientro di un elevato numero di persone e, quindi, l’ingresso incontrollato in Sicilia di soggetti a rischio di trasmissione del virus. I territori di provenienza coinvolti sono quelli inseriti nel decreto odierno del presidente del Consiglio dei ministri: tutta la regione Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia, oltre alle zone a rischio epidemiologico, cosi’ come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanita’.
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