Fioccano i commenti degli abitanti che sul web criticano la scelta dell’assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa sull’abbattimento del ponte Morandi, ritenendola la scelta più “comoda”, ma di certo non la più giusta.
“Si vuole tornare indietro verso il medioevo, seguendo l’ideologia distruttiva ambientalista che va tanto di moda oggi. Secondo lo stesso principio demoliamo l’intera città moderna che occulta il centro storico o ne rovina la visuale, così che chi abita nelle case pericolanti del centro storico possa guardare i Templi e viceversa” scrivono su Facebook.
“Abbattiamo di qua e abbattiamo di là,’ ma adesso per arrivare ad Agrigento quanto si impiega? Prima, con il viadotto accessibile, quanto si impiegava? In una società dove le infrastrutture e la velocità sono necessarie servono soluzioni anche se a livello paesaggistico fanno storcere il naso.” E poi di nuovo “abbattere il ponte sarebbe una follia!”; “Spero che il ponte non venga abbattuto e riaperto prima possibile.”
Si tratta ovviamente di una piccola parte dei commenti apparsi sul web.
Ma non tutti i cittadini sostengono che il viadotto debba essere oggetto di manutenzione anziché essere abbattuto. Alcuni scrivono che “ha ragione Tusa: quel ponte va abbattuto sia per la sicurezza, sia perché stona completamente dal punto di vista paesaggistico con la Valle dei Templi. Al suo posto costruire una bella strada larga al livello del terreno con tanti bei tornanti”.
E ancora: “Il fronte di coloro i quali voglio abbattere il ponte Morandi aumenta di giorno in giorno, ma sia chiaro: vogliamo che vengano prima costruite le strade alternative e poi si proceda all’abbattimento. Anche perché non vi è alcuna urgenza, visto che in assenza di traffico (traumi e vibrazioni) non rischia di cadere”.
Si fa terrorismo psicologico con i fatti di Genova che, giorno dopo giorno, mettono in luce la classica inefficienza, indolenza, inerzia di tutti coloro che erano deputati a controllare e non lo hanno dolosamente e colposamente fatto. Sulla scorta di evidente e naturale degrado del calcestruzzo, Anas ha predisposto un vero progetto di ristrutturazione ed è proprio in questo contesto che si “inseriscono” concetti triti e ritriti di ambiente, archeologia, e – udite, udite – di economia, mettendo in dubbio la validità tecnica dell’intervento. L’abbattimento del ponte, come sostenuto dagli abitanti stessi della città, “è un classico ritorno al futuro con strade non agevoli. In una Italia in cui tutti i Comuni si affannano a far fare verifiche alle proprie infrastrutture, ad Agrigento si filosofeggia di lesione al paesaggio ambientale della Valle dei Templi.”
Sulla vicenda è intervenuto anche Gero Acquisto, segretario provinciale Uil Agrigento: “Purtroppo dobbiamo constatare,come al solito, che ad Agrigento e in provincia sulla drammatica situazione viaria, costellata quest’estate da un numero spaventoso di vittime da incidenti stradali, anche per oggettivi rischi delle nostre strade, si è diffuso un eterno dibattito sul ponte Morandi di Agrigento.
Fermo restando che le condizioni di sicurezza e di incolumità sono prioritarie su tutto, sulla vicenda Ponte assistiamo a troppe dichiarazioni e finora a poco sostanza. Una decisione, questa, di abbattere o non abbattere il ponte che, comunque, inciderà sul territorio, sui cittadini e soprattutto sulla nostra economia e sui normali collegamenti, che oggi sono allo stremo e presentano criticità evidentissime” (Leggi il comunicato a firma di Gero Acquisto).
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