Intervista a Giovanni De Nicolao.
di Michele Bellavia
La stagione cestistica di Giovanni De Nicolao è stata intensa e ricca di soddisfazioni. Classe ’96, arrivato la scorsa estate ad Agrigento, il regista della squadra guidata da coach Cagnardi ha chiuso con 9.6 punti di media, 3.9 rimbalzi, 3.6 assist e 2.1 palle recuperate.
Il DNA di famiglia dice tutto, con papà Stefano, exgiocatore, e i fratelli più grandi Andrea e Francesco chegiocano, rispettivamente, con la Reyer Venezia e con la Virtus Padova: “Sono stato fortunatissimo ad avere una famiglia che, come si dice, mangia pane e basket. L’influenza dei miei genitori e dei miei fratelli mi ha aiutato tantissimo nel mio percorso di crescita come giocatore e come persona. Sono sicuro che senza il loro aiuto non ce l’avrei fatta ad arrivare dove sono adesso”.
Prima dell’approdo in A2, De Nicolao ha trascorso tre stagioni negli Stati Uniti, dove ha studiato e giocato alla UTSA (University of Texas at San Antonio), università che ha sempre formato ottimi atleti sia nel football che nel basket, chiudendo la stagione da junior con 7.7 punti a partita, 3.7 assist e 4.5 rimbalzi: “Once in a lifetime! –la definisce –, ossia un’esperienza unica e fantastica,perché non solo migliori dal punto di vista sportivo, ma cresci come persona”.
“Vivere da solo in un posto così lontano da casa ti fa capire quello che vuoi davvero nella vita, ti fa capire quali sono le tue priorità e, fortunatamente, grazie all’aiuto dei miei allenatori e della mia famiglia sono riuscito a trarre il meglio da questa esperienza”.
Sul giocatore che più lo ha influenzato, Giovanni non ha dubbi: “Sicuramente mio fratello Andrea. Conoscendo il suo percorso e i miglioramenti che ha fatto durante gli anni, cerco ogni giorno di imparare da lui”.
“Più globalmente, il mio giocatore preferito è Steve Nash, un playmaker vecchia scuola come ormai non se ne vedono più”.
Ma c’è una cosa che più di ogni altra è emersa nel corso di questa stagione, ed è la leadership mostrata in campo:“È difficile diventare un leader se non sei portato a farlo, ma non è neanche impossibile. Durante la mia breve carriera i miei allenatori, soprattutto negli Stati Uniti, mi hanno fatto capire quanto sia importante per una squadra avere più leader per la riuscita di un buon campionato”.
“Negli anni universitari ho lavorato molto per essere un leader in campo e fuori. In campo devi essere il primo ad affrontare i problemi, il primo a stimolare la squadra a migliorare, anche se questo ruolo non è sempre piacevole”.
Circa la possibilità di rimanere un’altra stagione ad Agrigento, Giovanni afferma: “Ad Agrigento mi sono trovato molto bene con tutti a partire dallo staff tecnico, la società, i miei compagni e i tifosi; personalmente ho ancora molta strada da fare per arrivare a realizzare i miei obiettivi come giocatore e quest’anno sono migliorato molto”.
“Abbiamo fatto molto bene e, purtroppo, la stagione è finita prima del previsto; unfinished business dicono in America”.
“Non si sa ancora cosa si potrà fare l’anno prossimo; è ancora presto per dire qualcosa”.
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