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Home » evidenza » Terremoto al largo di Siculiana: ‘’Segnale inquietante, rischio esplosioni’’

Terremoto al largo di Siculiana: ‘’Segnale inquietante, rischio esplosioni’’

3 Febbraio 2019
in evidenza, Cronaca
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Mimmo Macaluso responsabile WWF Sicilia

Allarme terremoto. A lanciarlo è stato Mimmo Macaluso. Il medico ed esperto di archeologia marina che qualche anno fa ha scoperto il vulcano Empedocle, dopo l’ultima scossa tellurica registrata qualche giorno con epocentro a 15 km da Siculiana e Realmonte, ha spiegato le sue preoccupazioni attraverso le pagine di Comunicalo.it.

Scossa al largo della costa agrigentina

“Il terremoto registrato al largo delle coste agrigentine  qualche notte fa, anche se di magnitudo di 2.1, è inquietante, in quanto – spiega Macaluso – ricade in quel tratto di mare poco al largo di Siculiana, che nel 1845 è stato teatro di alcune esplosioni, riferite dal sacerdote Giuseppe Mercalli, che comportarono quasi l’affondamento del vascello inglese Victory ed alla intossicazione dell’equipaggio per inalazione di gas liberato in seguito a quella esplosione. Sempre nelle stesse acque, non molto distanti dal mare di Licata, attualmente oggetto di attività di prospezione, finalizzata alla emunzione di idrocarburi, nel 1942 si verificò una grande esplosione sottomarina di gas, registrata dall’Ammiraglio De Zara.

Un forte boato fu avvertito nelle coste agrigentine

Il 10 aprile del 2007 – racconta l’esperto – venne avvertito nelle città costiere agrigentine un forte boato, accompagnato da un forte terremoto di magnitudo 4,3 R. La mattina successiva abbiamo sorvolato l’area dell’epicentro, con l’elicottero della Protezione Civile ed ho potuto fotografare per la prima volta, un tratto di mare ancora sconvolto dall’esplosione di una sacca di metano! Eppure nessuno ha mai provveduto ad effettuare un studio di questi fondali, nonostante il sottoscritto, nel vicino banco Terribile, abbia rinvenuto uno dei crateri da esplosione di metano, più grandi del Mediterraneo e nonostante si stia procedendo ad effettuare ricerca ed estrazione di idrocarburi, con installazione di gasdotti proprio in un’area così geologicamente instabile. Bisogna dunque procedere allo studio geologico del mare prospiciente le coste agrigentine, ricordando che il vulcanesimo sedimentario rappresenta la maggiore controindicazione alla perforazione di fondali marini, qualora sia presente questo fenomeno. Il terremoto di qualche notte fa – conclude – è un segnale inquietante ed un monito”.

FONTE – COMUNICALO.IT

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