Alfonso Alaimo, coordinatore regionale di Alternativa Popolare, denuncia che il Ministero delle Infrastrutture, in accordo con il governo nazionale, avrebbe deciso di tagliare tre miliardi di euro destinati inizialmente a costruire strade e opere in Sicilia, spostando queste risorse verso altre regioni d’Italia. Il motivo ufficiale, secondo Alaimo, sarebbe, l’assenza di progetti immediatamente cantierabili da parte dell’Isola.
Ha espresso in un comunicato la sua indignazione: «Togliere alla Sicilia miliardi di euro destinati a strade, scuole ed altre infrastrutture è un gesto che ci lascia totalmente sbigottiti».
Nel comunicato il coordinatore regionale di Alternativa Popolare fa presente che secondo quanto riferito dal Ministero, la Regione Sicilia non avrebbe presentato in tempo i progetti esecutivi necessari per avviare concretamente i lavori. Di fronte a questo vuoto, il governo ha deciso di reindirizzare i fondi verso territori più “pronti”, in grado cioè di spendere subito e rispettare le scadenze imposte dall’Unione Europea.
La decisione però ha un impatto fortemente simbolico e pratico. Per una regione come la Sicilia, che soffre una cronica arretratezza infrastrutturale, la perdita di tre miliardi rappresenta l’ennesima occasione mancata per colmare il divario con il resto d’Italia. Le somme sarebbero servite a migliorare la viabilità, ristrutturare edifici scolastici e realizzare opere pubbliche essenziali.
La polemica di Alaimo si è allargata al tema della capacità progettuale delle amministrazioni locali. «Il tempo dei fondi elargiti sulla fiducia è finito». Alaimo inoltre denuncia l’inefficienza della burocrazia isolana e chiedendo conto del lavoro dei super manager chiamati a intercettare finanziamenti e trasformarli in opere.
Sulla stessa linea si è espresso l’onorevole Marco Falcone, che ha lanciato un appello al governo per rivedere la scelta, considerandola una penalizzazione ingiusta per il Mezzogiorno. A suo avviso, il rischio è quello di alimentare un’Italia a due velocità, dove il Nord continua a svilupparsi e il Sud viene lasciato indietro.
Pertanto secondo il coordinatore regionale di Alternativa Popolare i cittadini assistono con crescente frustrazione a un panorama immobile: giovani che emigrano, centri urbani che si svuotano, servizi pubblici carenti. La mancata realizzazione delle infrastrutture non è solo un ostacolo economico, ma anche sociale.
Per molti, il problema non è solo la revoca dei fondi, ma l’incapacità di sfruttarli. Serve una risposta forte e concreta da parte della classe dirigente siciliana: investire in competenze, accelerare la progettazione e garantire trasparenza nella gestione delle risorse. Solo così la Sicilia potrà evitare che il proprio futuro venga deciso altrove.
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