Prosciolti per estinzione del reato dopo la messa alla prova della durata di un anno. Si tratta dei due giovani, all’epoca diciassettenni, finiti nei guai per la morte della sedicenne agrigentina che si è tolta la vita dopo essere stata costretta a fare sesso di gruppo e ripresa con i cellulari. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Palermo, Antonina Pardo, che ha emesso la sentenza, dopo avere preso atto che i due imputati hanno svolto il periodo di lavoro di pubblica utilità al servizio di due strutture assistenziali, e quindi superato il periodo di prova. Il pubblico ministero Massimo Russo, aveva chiesto il processo per i due, oggi 26enni, coinvolti nell’inchiesta che, fra il 2014 e il 2015, non avevano ancora compiuto 18 anni.
I due si sono sempre difesi sostenendo di non avere costretto la ragazza a fare sesso ma di avere avuto con lei un rapporto consensuale. I loro legali Daniela Posante e Marco Giglio, in ogni caso, hanno chiesto, ottenendola, la messa alla prova.
Davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, invece, è in corso di svolgimento il dibattimento a carico degli altri due ragazzi coinvolti nella drammatica vicenda, un 26enne e un 27enne, accusati di violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico. La ragazza aveva annunciato il suo gesto con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook. Il corpo senza vita, poi, è stato ritrovato sotto il muraglione della Rupe Atenea, dove si era lanciata nel vuoto. A fare luce sulla vicenda le indagini della Squadra Mobile di Agrigento. Gli agenti hanno scoperto alcuni video che immortalavano la sedicenne mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi.
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