L’indagine è stata ribattezzata “Resilienza”. Perché nonostante i colpi ricevuti, l’organizzazione mafiosa prova sempre a rialzare la testa. E così dopo anni di silenzio i commercianti del quartiere Borgo Vecchio di Palermo si sono ribellati al racket, e hanno denunciato gli estortori mafiosi: 20 tra boss, gregari ed esattori del clan sono stati fermati dai carabinieri.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, estorsioni e danneggiamenti.
Oltre 20 le estorsioni accertate nel corso dell’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal Procuratore Francesco Lo Voi, 13 delle quali scoperte grazie alle denunce spontanee delle vittime. In 5 casi invece i commercianti hanno ammesso di pagare dopo essere stati convocati dagli inquirenti. L’indagine che ha portato ai fermi è la prosecuzione di inchieste passate sul mandamento mafioso di Porta Nuova e, in particolare, sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
Un commerciante ha raccontato di aver ricevuto la visita di un giovane che chiedeva un “contributo per i carcerati”. Un altro ha spiegato di aver trovato dell’attack nella saracinesca del negozio.
A capo dell’organizzazione ci sarebbe stato un boss tornato in libertà nel novembre del 2017, dopo avere scontato il suo debito con la giustizia. Si chiama Angelo Monti, ha 53 anni. l suo braccio destro era il fratello Girolamo. Il gestore della cassa era Giuseppe Gambino. Addetti alle estorsioni erano Salvatore Guarino, già condannato per associazione mafiosa, Giovanni Zimmardi, Vincenzo Vullo e Filippo Leto. Il nipote di Angelo Monti, Jari Massimiliano Ingarao era il referente nel settore del traffico di droga con la Campania.
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