Il tema della periferia, messo sotto i riflettori da una cronaca che abitualmente ne sottolinea il degrado e la cattiva qualità della vita offre lo spunto per occuparsi delle tante persone che abitano in quei quartieri e, insieme, per pensare all’intera città come a un corpo che ha bisogno di essere sano e vitale in ogni sua parte.
Un tema che andrebbe portato al centro del dibattito politico anche alla luce delle prossime elezioni amministrative.
Perché se la città ha un cuore e un’identità non ci sono più periferie e l’intento che deve muovere tutti deve essere quello mantenere vivo e pulsante il cuore del tessuto urbano.
Può sembrare paradossale, ma, se una città ha un cuore e un’identità, non ci sono più periferie né spaziali né temporali né umane.
E se è vero che è nelle periferie della città che è più forte lo sradicamento della propria identità, la mancanza di relazione sociale, è anche vero che questo non basta a spiegare la semplice dequalificazione urbana, il degradodi interi quartieri o la mancanza di servizi sociali e culturali. Si tratta di aspetti importanti, sui quali bisogna agire con decisione ma non si può pensare di risolvere questi disagi con una semplice, per quanto significativa, riqualificazione urbanistica delle periferie cittadine. Occorre altro.
Si richiede un maggiore coinvolgimento e un vero ascolto di coloro che abitano e operano in quelle periferie e che ne vivono il disagio. Solo questo metodo potrà essere risolutivo.
Non si tratta, dunque, della disponibilità solo di risorse economiche, che pure sono importanti, soprattutto se gestire con criterio; occorre, principalmente, una strategia per valorizzare il patrimonio immateriale della città attraverso un processo partecipativo, negoziale, in grado di dare risposte convincenti ad una domanda di ispirazione sul futuro; ma anche ad una domanda di concretezza, dove alle premesse di uno sviluppo condiviso corrisponda una assunzione diffusa di responsabilità.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
