La Procura di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio dell’imprenditore Gioacchino Sferrazza, 55 anni, della moglie Maria Teresa Cani, 56 anni, e del figlio Gaetano, di 31 anni, con l’accusa di detenzione illegale di armi. La vicenda scaturisce da una “costola” dall’operazione “Malebranche” della Guardia di finanza, nella quale i tre imputati, insieme ad altre sette persone, il 30 luglio del 2020, sono finiti agli arresti domiciliari, per le accuse di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sul crac del gruppo Pelonero.
Poi sono stati tutti scarcerati. I finanzieri, mentre erano impegnati in alcune perquisizioni, e il sequestro nei negozi della nota catena di articoli per la casa, hanno trovato una pistola semiautomatica di fabbricazione belga, nascosta in un mobile del negozio di “San Giusippuzzu”, con caricatore e sei cartucce.
Al termine delle indagini e degli accertamenti tecnici sull’arma, il pubblico ministero Paola Vetro ha chiesto il rinvio a giudizio. L’accusa è contestata a Maria Teresa Cani in quanto amministratrice di diritto, mentre il marito e il figlio sono ritenuti amministratori di fatto. L’udienza preliminare, davanti al giudice del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, è stata rinviata al primo giugno.
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