«Antonio Massimino è stato già giudicato e condannato per associazione mafiosa e le nuove indagini non provano il suo reinserimento nell’organigramma di Cosa nostra. Per quanto riguarda le contestazioni di sequestro e violenza sessuale, sono del tutto infondate e il suo accusatore è stato già denunciato da tante persone». L’avvocato Salvatore Pennica prova a far annullare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il personaggio chiave della maxi inchiesta antimafia Kerkent, che all’alba del 4 marzo ha fatto scattare 32 arresti nei confronti del clan che il cinquantunenne capomafia di Villaseta avrebbe messo in piedi dopo avere scontato la seconda condanna rimediata nell’ambito dell’operazione “San Calogero”.
A riportate la notizia è il Giornale di Sicilia che questa mattina dedica un approfondito servizio ai risvolti processuali della vicenda Kerkent.
Nel blitz, eseguito dalla Dia, oltre al boss Antonio Massimino, 51 anni, personaggio chiave dell’inchiesta, sono state arrestate in tutto trentadue persone.
Ieri, scrive sempre il GDS, sono state discusse al riesame anche le posizioni di Giuseppe Messina, Capraro e Di Nolfo. Il difensore di quest’ultimo, l’avvocato Alfonso Neri, in particolare ha sottolineato che «non emerge alcun legame con Cosa Nostra ma, al massimo, si tratta di un’associazione a delinquere semplice.
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