“Mi avete preso per il male sennò non mi prendevate e so che non c’è stato nessun traditore”. E’ un passaggio dell’interrogatorio reso da Matteo Messina Denaro ai pubblici ministeri di Palermo il 7 luglio scorso nel carcere dell’Aquila. “Sono, diciamo tra virgolette, un mafioso per come mi considerate voi, un poco anomalo, non mi sono inimicato nessuno nel territorio, intendo il mio paese. Chiunque mi vuole bene. Io sono sempre stato in quello che voi ritenete mafiosità una garanzia per tutti. Non ho mai rubato niente a nessuno. Parlo del mio ambiente”, aveva spiegato.
Ai magistrati che gli chiedevano da dove venivano i soldi trovati a casa della sorella Rosalia, poi arrestata, rispose: “mi servivano per mantenermi. Il denaro trovato a mia sorella è sicuramente origine di mia madre perché erano soldi di famiglia, ovviamente se mia madre mi poteva aiutare mi aiutava. Lei pensa che io uscivo a fare rapine o chiedere estorsioni? – chiede ai magistrati – Non ho mai chiesto estorsioni a nessuno, non ho mai fatto traffici di droga, non ho mai fatto rapine. I soldi erano nella disponibilità della mia famiglia, mia madre ha sempre cercato di conservare e dare a tutti, specialmente a me”.
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