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Home » Mafia » Mafia, l’inchiesta “Condor”: tutte le accuse

Mafia, l’inchiesta “Condor”: tutte le accuse

11 Gennaio 2023
in Mafia, agrigentooggi tv, Agrigentooggi TV, Cronaca, dalla provincia
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Nello specifico sono questi i capi d’accusa formulati dal Gip nelle 289 pagine dell’ordinanza “Condor”, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento e dai loro colleghi del Ros, guidati dal comandante provinciale col. Vittorio Stingo e dal responsabile del Reparto operativo di Agrigento, tec. col. Vincenzo Bulla. I destinatari delle misure sono indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, e danneggiamenti a mezzo incendio.

Il palmese Nicola Ribisi è ritenuto il “promotore ed organizzatore della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro, organizzando e partecipando ad incontri e riunioni riservate con altri membri dell’organizzazione, finalizzate alla trattazione e alla risoluzione di vicende di interesse associativo quali i rapporti da mantenere con taluni esponenti di vertice della Stidda, la definizione delle sfere di influenza territoriale delle diverse famiglie; il controllo delle attività produttive”. Sempre a Ribisi viene contestato di “essersi occupato del sostentamento economico dei sodali detenuti e della raccolta di denaro, a ciò funzionale, provento di attività illecite gestire dalla cosca, nonché la ricerca di nuovi soggetti da affiliare e avere mantenuto il controllo sulla gestione di talune delle principali attività economiche nel territorio di Palma di Montechiaro e sulle dinamiche criminali comuni nel medesimo territorio”.

Domenico Lombardo di Favara è ritenuto “partecipe della famiglia mafiosa di Favara. Ha mantenuto, quale uomo di fiducia del capo famiglia di Favara, Giuseppe Sicilia, contatti con esponenti di altre famiglie mafiose, partecipando ad incontri riservati finalizzati alla trattazione di vicende di interesse per l’intera associazione attivandosi per preservare la segretezza delle comunicazioni tra gli associati ed eludere le attività di indagine. Ed ancora per avere contribuito ad assicurare alla famiglia di Favara il controllo delle attività criminali sul territorio di Favara, nonché il controllo sulle attività economiche mediante la consumazione delle cosiddette ‘messe a posto’ ad imprenditori operanti nel territorio di Favara”.

Giuseppe Chiazza di Palma di Montechiaro è ritenuto responsabile di “aver mantenuto, attraverso il continuo scambio di comunicazioni, un costante collegamento con altri associati, occupandosi del sostentamento economico dei sodali detenuti mediante il ricavato delle molteplici attività di ‘messa a posto’ ai danni di imprenditori e camionisti che egli realizzava personalmente ed ancora per aver mantenuto, per conto dell’associazione, il controllo sulla gestione di talune delle principali attività economiche sul territorio di Palma di Montechiaro e di Licata”.

Giuseppe Sicilia e Domenico Lombardo entrambi di Favara. “In concorso tra di loro, mediante violenza e minaccia, costringevano imprenditori ad assumere in società di Favara, un operaio, procurando a sé stessi un ingiusto profitto con altrui danno”. Gli stessi indagati sono ritenuti responsabili d’aver costretto a versare un importo non precisato a fronte di lavori che la società si era aggiudicata, il 24 aprile 2019, per appalto di rifacimento manto stradale di alcune vie di Ravanusa”.

I tre favaresi Domenico Lombardo, Giuseppe Sicilia e Ignazio Sicilia, e l’agrigentino Salvatore Galvano. “In concorso fra loro cagionavano l’incendio della sede operativa secondaria di una ditta utilizzata come deposito di autovetture rottamate, provocando la distruzione completa di 12 veicoli, danno stimato 20 mila euro”.

Il palmese Giuseppe Chiazza, in concorso con altri, ha “costretto (omissis) ad astenersi dalla partecipazione all’asta giudiziaria immobiliare senza incanto per la vendita della proprietà di un terreno agricolo di Licata, procurando un ingiusto profitto ad altri”.

I palmesi Giuseppe Chiazza e Baldo Carapezza. “Compivano atti idonei e diretti in modo non equivoco a procurarsi per sè e per altri un ingiusto profitto, richiedendo a imprenditore la somma di 4 mila euro con cadenza quindicinale”.

Il palmese Giuseppe Chiazza. “Chiedeva a gestore di numerose apparecchiature elettroniche da intrattenimento, installate in esercizi commerciali di Licata e Palma di Montechiaro, la consegna di un importo non precisato”.

Luigi Montana di Ravanusa. “Con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso aiutava il capo della famiglia mafiosa di Ravanusa, e Giuseppe Sicilia (capo della famiglia mafiosa di Favara) ad eludere le investigazioni dell’autorità, sia svolgendo il ruolo di intermediario per le reciproche comunicazioni, sia occupandosi della bonifica dei veicoli da essi utilizzati e dei luoghi deputati alle riunioni tra uomini d’onore”.

Il palermitano Francesco Centineo. “Illecitamente vendeva e cedeva al licatese Giovanni Gibaldi un quantitativo imprecisato di sostanza stupefacente del tipo cocaina”. Fatti commessi a Palermo il 6 e 7 agosto 2021. Ma ha anche “dichiarato falsamente la propria identità ai carabinieri di Licata”.

Il licatese Giovanni Gibaldi. “Per conto dell’associazione, illecitamente acquistava e trasportava, da Palermo a Palma di Montechiaro e Licata la sostanza stupefacente, del tipo cocaina, cedutagli da Centineo”.

L’agrigentino Francesco Genova. “Agiva con il ruolo di partecipe al sodalizio, rifornendolo di sostane stupefacenti del tipo cocaina ed hashish”.

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