Lo storico capomafia di Campobello di Licata Giuseppe Falsone, da anni rinchiuso al 41 bis, nel carcere di Novara, voleva lanciare una campagna di stampa contro il carcere duro, e aveva mandato al suo legale difensore una lettera, da consegnare a un giornalista. Già magistrato di Sorveglianza di Novara aveva bloccato un primo messaggio. Tra Falsone e l’avvocato Angela Porcello, finita in carcere, c’era una intesa perfetta, tanto da fare arrivare al compagno Giancarlo Buggea, fermato anche lui con altri boss della provincia, nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Xydi”, che ha portato all’esecuzione ad opera dei carabinieri del Ros di 22 su 23 fermi di indiziato di delitto.
L’avvocata Porcello riferiva al compagno i messaggi di Falsone. Durante gli incontri i due avevano parlato anche di alcuni investimenti da realizzare in Svizzera. Il legale in un altro colloquio in carcere con Falsone, sembrava quasi rimpiangere la vecchia mafia che controllava il territorio: “Ieri a Canicattì ci sono state rapine a uffici postali, a pompe di benzina”.
E Falsone si è lasciato andare ad una lezione sul carciofo. “Quando c’è miseria in un territorio può succedere di tutto, la Sicilia è una terra desolata, di miseria, si formeranno situazioni di piccolo banditismo che sarà micidiale. Lei ce l’ha presente il carciofo? Come si coltiva il carciofo? Quando c’e’… quando da una zappata e tira il carciofo e non c’e’ piu’ il carciofo, cosa sparano sotto? Sparano i ‘carduna’ ogni carciofo si vede che fa 20 carduna, e cosi’ e’ la cosa quando non c’e’ un buon senso, diciamo, e ragionevolezza, ognuno poi ragiona a conto suo, questo e’ il quando non c’e’ punto di riferimento… la societa’ da noi e’ una societa’ difficile, c’e’ da scappare dalla Sicilia, io non lo so come la gente resiste”. Angela Porcello condivide e dice: “Ha ragione, questa del carciofo ora la utilizzo io…”.
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