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Home » Cronaca » Mafia. Blitz “Xydi”: l’avvocato: “Io con Cosa Nostra non c’entro niente”

Mafia. Blitz “Xydi”: l’avvocato: “Io con Cosa Nostra non c’entro niente”

5 Febbraio 2021
in Cronaca, Canicattì, Mafia
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“Io con Cosa Nostra non c’entro niente. Al massimo ho fatto delle battute infelici. Mi sono occupata solo di vicende, che riguardano la mia professione di avvocato, e gli incontri nel mio studio sono legati alla relazione col mio compagno (Giancarlo Buggea)”. L’avvocatessa canicattinese Angela Porcello, 50 anni, arrestata con l’accusa di associazione mafiosa, nell’ambito dell’operazione “Xydi”, dei carabinieri del Ros e della Dda di Palermo, si è difesa, respingendo le accuse, nel corso dell’udienza di convalida del fermo, davanti al Gip del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, chiamato a decidere se convalidare o meno il fermo disposto dai Pm Geri Ferrara, Claudio Camilleri e Gianluca De Leo.

Porcello, assistita dai suoi difensori, gli avvocati Salvatore Manganello e Raffaele Bonsignore, ha negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda, e di non avere nulla a che fare con il mandamento mafioso di Canicattì. Fra le accuse respinte anche quelle di avere messo a disposizione della mafia il suo studio legale, e di essere lei stessa la “cassiera” del clan. “Quegli incontri sono collegati ai miei incarichi professionali, il mio ex compagno Giancarlo Buggea incontrava in studio anche altre persone, per questioni legate alla sua azienda. Come avvocato, ho soltanto gestito, i soldi delle mediazioni agricole dei miei clienti”.

Sul pentito favarese Giuseppe Quaranta, che aveva contribuito a fare scattare l’operazione antimafia “Kerkent” (“Poi, in questa Favara, ne avete fatti trenta? E due ventotto! Non lo potevate togliere di mezzo vero?”), all’interno del suo studio, in presenza di Gregorio Lombardo, e Giovanni Lauria, esponenti mafiosi, Porcello ha detto “Si è trattato soltanto di una battuta infelice”. Davanti al Gip è comparso anche Giancarlo Buggea, il cinquantenne imprenditore di Canicattì, Buggea si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Mentre il poliziotto Giuseppe D’Andrea, 50 anni, finito in carcere con l’accusa di avere rivelato notizie riservate su un imprenditore, e avere effettuato un accesso abusivo al sistema informatico, è stato interrogato dal Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella. Assistito dall’avvocato Daniela Posante, ha parlato, e si è difeso, sostenendo di avere solo consultato il terminale dell’ufficio, e di essersi rivolto all’avvocato Porcello per ragioni di tipo professionale.

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