Il palmese Angelo Incardona ha sparato, in tutto, 15 colpi con la pistola “Beretta 92 FS”, con matricola abrasa. Tre o quattro sono stati esplosi a casa contri i propri genitori: Giuseppe Incardona e Maria Ingiamo, rispettivamente di 65 e 60 anni, rimasti feriti, per fortuna non gravemente. Tutti gli altri li ha sparati contro Lillo Saito il 66 anni di Palma di Montechiaro, socio della “Gelati Gattopardo”, che si trovava nell’abitacolo della sua Chevrolet Captiva, parcheggiata in piazza Provenzani, a poca distanza dal palazzo Ducale.
Il procuratore capo Luigi Patronaggio e il sostituto Maria Barbara Cifalinò, stanno coordinando le indagini, condotte sul campo dai carabinieri della Compagnia di Licata, e dai loro colleghi del Nucleo Investigativo di Agrigento. Sull’attività investigativa risposte importanti potrebbero arrivare dall’autopsia, già disposta. La salma di Saito, si trova nella camera mortuaria dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento.
Il fascicolo sull’omicidio e il duplice tentato omicidio, rimane almeno per il momento, alla Procura di Agrigento. L’assassino dopo che si è costituito, durante l’interrogatorio, svolto al Comando provinciale dei carabinieri di Agrigento ha parlato di una faida legata a dinamiche interne ai “paracchi” di Palma di Montechiaro. Anche se le dichiarazioni fornite non convincono gli inquirenti. Un movente e una vicenda, raccontate da Incardona, che sarebbero dunque tutte da verificare. Se l’omicidio e il duplice tentato omicidio sarebbero veramente legati a dinamiche mafiose, l’inchiesta non potrà che passare alla Dda di Palermo.
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