Diventa definitiva la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Angelo D’Antona, quarantenne di Raffadali, accusato di essere uno degli autori materiali dell’omicidio del pensionato di Raffadali, Pasquale Mangione, ex impiegato comunale, ucciso a colpi di pistola e colpito alla testa col calcio della stessa arma il 2 dicembre del 2011, nella sua abitazione di campagna in contrada “Modaccamo”. Lo hanno stabilito i giudici della Corte di Cassazione rigettando il ricorso avanzato dalla difesa. L’imputato era stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione. In appello, invece, i giudici avevano escluso l’aggravante della premeditazione dimezzando così la pena inflitta.
La Cassazione era intervenuta annullando quest’ultimo verdetto e disponendo quindi un altro processo davanti ad una diversa sezione penale della Corte di appello. Nel processo di secondo grado-bis a D’Antona erano stati inflitti 30 anni di reclusione. Condanna che adesso diventa definitiva con il pronunciamento della Cassazione. Ad uccidere il pensionato sarebbero stati Angelo D’Antona e Roberto Lampasona, 47 anni, di Santa Elisabetta. Quest’ultimo, a differenza del primo, ha scelto la via del rito ordinario ed è stato condannato all’ergastolo ed è in attesa del giudizio di appello.
I familiari della vittima si sono costituiti parte civile rappresentati dall’avvocato Samantha Borsellino. Angelo D’Antona è difeso dall’avvocato Teresa Alba Raguccia mentre Roberto Lampasona dagli avvocati Antonino Gaziano e Salvatore Manganello.
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