La madre e gli altri familiari del ventiquattrenne Gabriele Rampello, ucciso dal padre poliziotto nella piazza di Raffadali, chiedono giustizia per l’omicidio del figlio. “Nessuna ipotetica giustificazione potrà mai legittimare un padre che priva il figlio della propria vita. È interesse dei cari di Gabriele fare sapere che confidano nella giustizia e nell’attività investigativa”, si legge in una firmata dalla donna, dallo zio e dalla nonna. “Si informa che insieme agli avvocati di fiducia, Pietro Maragliano, Tatiana Pletto e Alberto Agiato, è stata predisposta una produzione documentale da offrire al pubblico ministero”, dicono i familiari che seguiranno anche le operazioni autoptiche. “Non dirameranno nessun commento sul tragico evento, nonché in merito al responsabile, perché questo lutto merita di essere rispettato con silenzio”, concludono.
Gaetano Rampello, assistente capo della polizia di Stato ha detto di essere stato esasperato dalle continue richieste di denaro da parte del figlio, che soffriva di disturbi psichiatrici. “Stamattina, abbiamo avuto l’ennesima discussione. Gabriele mi ha telefonato chiedendomi 30 euro, quando glieli ho dati mi ha detto che ne voleva 50. Mi ha aggredito e mi ha sfilato il portafogli. A quel punto ho avuto un corto circuito e gli ho sparato non so quanti colpi”. L’uomo ha scaricato contro il figlio quasi tutto il caricatore della sua pistola d’ordinanza, quattordici colpi.
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