La serata con Antonello Venditti ha confermato ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti: la Live Arena di Agrigento è diventata un punto di riferimento per i grandi eventi in Sicilia. Una struttura accogliente, ben organizzata e capace di offrire al pubblico non solo spettacolo, ma anche un senso di appartenenza.
Venditti ha regalato tre ore di musica e parole, attraversando quarant’anni di carriera con brani simbolo come Notte prima degli esami, Ci vorrebbe un amico, Sara, Che fantastica storia è la vita e Roma Capoccia. Un concerto intimo e confidenziale, che ha trovato nella Live Arena la cornice perfetta: acustica curata, logistica precisa, atmosfera familiare. Non a caso, uno dei Bellavia l’ha definita in una recente intervista “una casa”. Ed è davvero così: un luogo in cui il pubblico non si sente ospite, ma parte di una comunità.
Il merito va riconosciuto alla famiglia Bellavia, che con programmazione, professionalità e visione ha saputo creare un cartellone musicale all’altezza delle grandi piazze italiane. La loro forza non sta solo nell’esperienza organizzativa, ma nella capacità di trasformare una struttura in un punto di aggregazione culturale.
Eppure una riflessione rimane: se la Live Arena oggi si rivela persino più funzionale della Valle dei Templi, resta aperto l’interrogativo sul perché Agrigento 2025 abbia scelto di rinunciare allo spazio di Piano San Gregorio. Una decisione che rischia di privare la città di un palcoscenico naturale unico al mondo.
Il futuro, però, è chiaro: Agrigento deve destagionalizzare e puntare sui grandi eventi come attrattori turistici reali. La Live Arena ha dimostrato che la musica può essere non solo intrattenimento, ma motore di identità e sviluppo. Ed è questa la strada da non abbandonare.

Acustica nitida, organizzazione rodata, spazi curati: una struttura moderna, funzionale, accogliente. Non solo musica, ma anche servizi pensati per il pubblico, con un’area food che rende l’esperienza più completa e conviviale, trasformando un concerto in una serata da vivere dall’inizio alla fine.
Foto by Media Max di Massimo Macaluso
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