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Home » Editoriali » l’IA accelera, il giornalista decide

l’IA accelera, il giornalista decide

12 Dicembre 2025
in Editoriali
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Giornalismo e intelligenza artificiale: come cambia la produzione delle notizie

Un tempo i cronisti dettavano gli articoli dal telefono a gettoni di un bar. Dall’altra parte della linea non c’era un collega di redazione, ma il servizio dei dimafoni, che registrava il testo per poi trascriverlo e consegnarlo sul tavolo del redattore incaricato dell’impaginazione. Erano anni in cui gli strumenti erano pochi e il lavoro giornalistico si fondava su una filiera precisa, fatta di ruoli distinti e collaborazione.

Oggi lo scenario è profondamente cambiato. Smartphone, notebook e connessioni veloci hanno trasformato tempi e modalità di lavoro, rendendo l’informazione sempre più immediata. Ma i segnali del cambiamento non si sono fermati. L’ultima, grande rivoluzione si chiama intelligenza artificiale.

L’IA è uno strumento che, se utilizzato con attenzione, può aiutare, migliorare e velocizzare il lavoro del giornalista, ma non può sostituirne regole e responsabilità. Una su tutte: la verifica delle fonti. Essere sul posto, raccogliere testimonianze, controllare i fatti e rispettarne la veridicità restano elementi irrinunciabili dell’attività giornalistica.

Come accaduto quando i computer hanno sostituito la macchina da scrivere o quando Internet ha permesso alle redazioni di condividere informazioni in tempo reale, anche l’intelligenza artificiale offre nuove possibilità: dalla revisione dei testi al supporto nell’analisi dei dati. Ma, come ogni tecnologia, richiede prudenza. Gli errori generati dagli algoritmi, la produzione automatica di contenuti e il rischio di alimentare disinformazione rendono ancora più centrale il ruolo del professionista.

Il giornalista, come il medico che utilizza strumenti tecnologicamente avanzati per effettuare esami ma resta l’unico responsabile della diagnosi, deve continuare a essere il garante della qualità dell’informazione. L’IA può suggerire una forma più scorrevole, correggere un testo o supportare l’organizzazione del lavoro, ma la scelta di cosa pubblicare e la verifica della notizia restano prerogative umane.

La professione, dunque, non cambia nella sua essenza: cambiano gli strumenti, non i principi. E la tecnologia, se integrata con consapevolezza, può diventare un supporto prezioso senza sostituire la figura del giornalista, chiamato a interpretare i fatti, verificarli e raccontarli con responsabilità.

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