Nel giugno del 2015 un folto gruppo di persone proveniente dai paesi più poveri del continente africano, in transito dall’Italia, fu fermato a Ventimiglia: la Francia chiuse il varco e le famiglie si fermarono sulla linea di confine, riparandosi tra gli scogli per oltre quattro mesi. Da quella esperienza nacque questa favola allegorica, che è diventata un libro e soprattutto, una narrazione teatrale: l’anno scorso “L’immaginifica storia di Espérer” da Lampedusa ha risalito l’Italia fino a Bardonecchia, e ora si è rimessa in cammino: l’attore e drammaturgo Antonio Damasco e il musicista Maurizio Verna portano “L’immaginifica storia di Espérer” domani sera (mercoledì 10 dicembre) alle 21 a Palazzo Cafisi (via Cafisi 17) a Favara, nell’ambito di Agrigento Capitale Italiana della Cultura. L’ingresso è libero.
Antonio Damasco dirige la Rete Italiana di Cultura Popolare, collettivo che pochi mesi fa ha promosso con Agrigento2025 la nascita della prima Portineria di Comunità, luogo di ascolto e partecipazione, una cerniera tra la gente, le associazioni e gli enti istituzionali. Dalla sua nascita, all’inizio di ottobre, la Portineria ha accolto e “ascoltato” decine di persone. Ma in questo caso Damasco si presenta nella veste di attore e narratore per questa denuncia sociale in forma di fiaba allegorica dedicata alle sue figlie, come percorso di educazione ai valori della tolleranza. Una storia antica e contemporanea, fatta di uomini, donne e bambini in movimento da una terra all’altra, “sradicati”, non riconosciuti, apolidi che dovranno ricominciare da zero. Non basta una fiaba per render loro una vita, ma è sufficiente per farci sentire colpevoli.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
