La Procura di Agrigento, a firma del sostituto procuratore Gaspare Bentivegna, ha disposto nuovi accertamenti irripetibili nell’inchiesta sulla sparatoria, culminata con l’omicidio di Roberto Di Falco di 38 anni, raggiunto da un colpo di pistola all’addome, avvenuta lo scorso febbraio nel piazzale di una rivendita di auto nel quartiere di Villaggio Mosè. Verranno eseguiti esami di tipo biologico su alcune tracce trovate sotto le unghia e sulle mani della vittima. L’accertamento è stato fissato per il prossimo 12 luglio nella sede del Gabinetto di Polizia Scientifica a Palermo. Tre gli indagati: Angelo Di Falco, 39 anni, fratello della vittima; Domenico Avanzato, 36 anni e Calogero Zarbo, 40 anni. La procura ha contestato a tutti una particolare fattispecie di omicidio, quella per errore.
Ricostruzione che è stata condivisa pienamente dal gip del tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ma che è stata annullata dal tribunale del Riesame. I fatti sono noti. Lo scorso 27 febbraio quattro palmesi avrebbero messo in atto una spedizione punitiva nei confronti del titolare della struttura commerciale. Tutto è avvenuto nel piazzale, dove ad affrontare il commerciante, si sono presentati la vittima, il fratello ed altri due loro amici. L’arma sarebbe stata nella disponibilità dei Di Falco. Grazie alla conoscenza di pratiche militari sarebbe riuscito a girare la mano alla persona armata. Quindi è partito il colpo mortale.
Dalle immagini acquisite dalla polizia chi impugnava la pistola avrebbe provato a fare fuoco anche all’indirizzo di alcuni familiari del rivenditore di macchine, accorsi in soccorso del congiunto “armati” di una pala e un bastone, ma anche in questo caso l’arma si sarebbe inceppata. Poi i tre palmesi con la loro auto hanno accompagnato il 38enne in ospedale, dove è giunto cadavere.
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