Disposto il non luogo a procedere per il capotreno in servizio sull’Intercity, che la sera del 27 novembre del 2021, fece scendere il boss di Sciacca, Salvatore “Totò” Di Gangi, 79 anni, deceduto dopo essere stato travolto da un treno. Il capomafia era stato scarcerato nel pomeriggio, e doveva prendere alcuni treni per ritornare a Sciacca, e scontare il resto della condanna agli arresti domiciliari, a causa delle sue precarie condizioni di salute.
L’anziano aveva perso l’orientamento ed era entrato dentro una galleria dove era stato travolto, e ucciso da un treno merci in transito. L’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore della Dda di Genova Federico Manotti, era di abbandono di persona incapace, ma il giudice per l’udienza preliminare ha deciso che non ci sarà alcun processo.
Di Gangi era in custodia cautelare ad Asti ma era stato scarcerato perché molto malato. Aveva comprato un biglietto del treno per tornare in Sicilia, ma non aveva il Green pass, ed era stato fatto scendere a Genova, come prevedeva la legge poco meno di un anno fa.
La morte dell’anziano boss era rimasta per qualche ora avvolta nel mistero, ma con l’aiuto delle telecamere, le cui immagini erano state acquisite dalla Polizia ferroviaria, era emerso che si era trattato di un incidente. Secondo l’accusa il dipendente di Trenitalia, vista l’età del passeggero e la difficoltà a camminare, avrebbe dovuto avvisare la polizia per prenderlo in custodia. Secondo il giudice, invece, il capotreno non avrebbe alcuna responsabilità.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp
