La Farm fa ancora a parlare di legalità, anche con una festa.
Al di là della possibile diversità di opinioni è veramente positivo che a Favara finalmente si parli di legalità, non astrattamente come avvenuto in passato, ma concretamente, di legalità da inserire nella realtà , con un franco confronto, senza esclusione di colpi, affrontando con coraggio i problemi connessi.
Ed in questa ottica deve essere vista la festa, programmata per questa sera per il dissequestro, disposto dalla magistratura nella giornata di ieri, festività della Madonna Assunta in cielo.
In conseguenza del clamore mediatico di questi giorni, forse i tempi si sono sensibilmente accorciati e così , la procura di Agrigento ha decretato di togliere i sigilli posti lo scorso 5 agosto dai vigili del nucleo antiabusivismo della polizia municipale di Favara ai due beni artistici situati all’interno dei “Sette Cortili”. La conseguenza è che i due beni artistici sequestrati, cioè un palco di circa cinquanta metri quadrati e il padiglione “Equi-latera”, tornano intanto e subito ad essere fruibili da parte dei numerosi visitatori che specie in questo periodo vengono a Favara.
Diciamo “intanto” perché sembra chiaramente detto nel testo del dissequestro che eventuali altri aspetti, se necessario, potranno e dovranno essere chiariti successivamente. Testualmente infatti nell’ordinanza si legge che “non vi sono ragioni che giustifichino un sequestro probatorio, essendo già stati acquisiti mediante foto e annotazioni di servizio tutti gli elementi valutativi delle condotte contestate”, “ferma la sussistenza di eventuali vincoli di tipo amministrativo” .
Non ci impelaghiamo volutamente a riferire sulle motivazioni giuridiche che hanno indotto , anche per qualche vizio di formalità procedurali, il sostituto procuratore Alessandra Russo, a firmare intanto il provvedimento di dissequestro.
Del resto, che qualcosa dal punto di vista procedurale non fosse andata per il verso giusto, lo si era capito già, per il semplice fatto che i sigilli fossero stati posti successivamente al sequestro. Un particolare non indifferente che aveva fatto saltare i nervi, perché proprio avvenuto all’indomani di una proficua riunione di tutta la famiglia politica pentastellata favarese, con la presenza anche di ben cinque deputati regionali, in cui era stato concordemente promulgato un comunicato congiunto sull’iter amministrativo da seguire per superare il problema ed anzi guardare al futuro.
Comunque sia, archiviati nervosismi ed errori commessi da parte di non pochi, la decisone di ieri della Magistratura è stata accolta a Favara con generale soddisfazione, e la festa di stasera ha il sapore – (perché no ?) – di una esperienza comunitaria di gioia per la legalità.
Dove ci sono uomini c’è sempre, in tutti i campi, la possibilità dell’errore anche in buona fede , nelle interpretazione delle norme che sono a garanzia di tutti nella legalità.
Il fatto che la Farm non sia sottoposta intanto a nessuna limitazione produce soddisfazione soprattutto per la piena fruibilità dei manufatti, mentre altri aspetti connessi potranno essere successivamente chiariti e decisi, nel rispetto dei diritti di tutti e del bene comune, nell’osservanza delle norme in vigore.
Dal loro punto di vista , Andrea Bartoli e Florinda Saieva, responsabili giuridici di Farm, come riferiscono le cronache , esprimono grane gioia e parlano anche di ingiustizia subita, ringraziando il sindaco Anna Alba, che si è adoperata per la risoluzione della vicenda, dialogando con tutti .
Non solo, fanno riferimento anche a quello che pensano pure tanti comuni cittadini quando si trovano davanti agli intralci di una burocrazia che dovesse fare ostruzione. Cosa che purtroppo in Italia avviene e forse anche dalle nostre parti, a prescindere volutamente dal fatto concreto in questione. Leggiamo infatti che senza peli sulla lingua, ma riferendolo al fatto concreto, dicono: “Noi siamo la Farm e in quanto tale abbiamo addirittura mosso petizioni e stampa nazionale. Ma se non fossimo stati la Farm e non avessimo avuto l’opinione pubblica a favore, da singoli cittadini non so se il caso si sarebbe risolto allo stesso modo”.
Diego Acquisto
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