Il netturbino agrigentino, Alessandro Mandracchia, 51 anni, accusato di essere il custode dell’arsenale della cosca mafiosa di Villaseta, finisce a processo, con il rito abbreviato, insieme ad altri 26 imputati. La sua posizione era stata inizialmente separata per un difetto di notifica nell’avviso di conclusione delle indagini. Mandracchia, è accusato della detenzione illegale di armi, munizioni, ordigni esplosivi ma anche di ricettazione e utilizzo di denaro di illecita provenienza. Il netturbino è stato arrestato a distanza di pochi giorni dalla prima operazione contro le cosche di Agrigento/Villaseta e Porto Empedocle.
Durante una perquisizione in un terreno confinante alla sua proprietà i carabinieri trovarono un vero e proprio arsenale: una mitragliatrice con due caricatori vuoti e uno con venti cartucce inserite (calibro 9x 19); un revolver Taurus con matricole punzonate; un revolver Smith & Wesson risultato oggetto di furto consumatosi a Racalmuto il 20 novembre del 2024; un revolver privo di marca e matricola; una pistola mono-colpo; 19 cartucce calibro 22; 63 cartucce calibro 9×19 parabellum; 37 cartucce calibro 38 special; 2 cartucce calibro 7,65; 40 cartucce calibro 9×19 e una bomba a mano, subito dopo fatta brillare dagli artificieri perché ritenuta molto pericolosa.
Le armi erano nascoste in due bidoni nei pressi del torrente Akragas. A Mandracchia viene anche contestato l’utilizzo di denaro di provenienza illecita. Il netturbino venne fermato dai militari lungo la strada statale 115, in territorio di Licata, in compagnia di Guido Vasile. In auto, all’intento di un sacchetto di plastica, i carabinieri trovarono ben 120 mila euro in contanti suddivisi in cinque buste: 50 mila euro in due contenitori, 40 mila euro in altrettanti e 30 mila euro in una busta. La sua posizione, dunque, viene riunita con quelle degli altri imputati e il prossimo 17 dicembre il pubblico ministero procederà con la requisitoria
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