Subito liberi 28 su 63: scontri e ricorsi sull’inchiesta di mafia “Montagna”. Mancano in alcuni casi i gravi indizi di colpevolezza, in altri non ci sarebbe la motivazione autonoma del Gip. I pm ribattono: falso.
Ventotto scarcerati su 63, Procura e tribunale del riesame ai ferri corti nell’inchiesta «Montagna», sulla mafia che operava a cavallo di tre province, Palermo, Agrigento e Caltanissetta. Ricorsi in serie presentati dalla Direzione distrettuale antimafia e la parola passa alla Cassazione, anche se intanto gli scarcerati sono tornati nei loro paesi, accanto alle persone che li avevano accusati, accettando di testimoniare contro di loro.
Mancano, scrive Riccardo Arena sul Gds, in alcuni casi i gravi indizi di colpevolezza, in altri non ci sarebbe la motivazione autonoma del Gip e dunque l’ordinanza di custodia è nulla, sostengono i diversi collegi del riesame che si sono occupati dei ricorsi degli indagati: in sostanza in qualche caso ci sarebbe stato il classico «copia e incolla» della richiesta di custodia cautelare presentata dalla Procura, senza un vaglio da parte del giudice. Falso, ribattono i pm della Dda Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, tant’è che per giustificare la bocciatura di un’ordinanza «non motivata», i giudici impiegano pagine e pagine: un dato ritenuto contraddittorio e in contrasto con i principi della logica giuridica.
L’operazione Montagna risale alla fine di gennaio e le prime decisioni del riesame alla metà di febbraio: solo in questi giorni però sono state depositate le motivazioni e solo ora i pm hanno potuto rivolgersi alla Cassazione, per motivi di legittimità. Fra coloro che sono stati rimessi in libertà Antonio Giovanni Maranto, di Polizzi Generosa, Giovanni Gattuso, di Castronovo, Adolfo Albanese, di Petralia Sottana, Vincenzo Dolce, di San Mauro Castelverde, Vincenzo Pellitteri, di Chiusa Sclafani, e Franco D’Ugo, di Palazzo Adriano. Tra gli agrigentini, Raffaele Salvatore Fragapane, Vincenzo Mangiapane, Giorgio Cavallaro, Marco Veldhuis.
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