Cadono alcune accuse ma resta in carcere. Così hanno deciso il tribunale del Riesame di Palermo nei confronti di Simone Sciortino, 23 anni, di Agrigento, arrestato lo scorso 10 luglio nell’operazione antimafia che ha messo in ginocchio i clan mafiosi di Agrigento/Villaseta e Porto Empedocle. I giudici hanno accolto diversi punti del ricorso del legale difensore del giovane indagato, l’avvocato Teresa Alba Raguccia, ma hanno confermato l’accusa principale di associazione a delinquere e traffico di droga, mentre sono cadute alcune singole contestazioni legate a episodi di intimidazione.
Secondo l’inchiesta Sciortino farebbe parte del gruppo di fuoco del clan agrigentino. Almeno cinque gli episodi contestati nelle carte dell’accusa, tra incendi di auto e colpi d’arma da fuoco contro abitazioni ed esercizi commerciali. A impartire le direttive, secondo gli investigatori, sarebbe stato l’empedoclino James Burgio, che dal carcere avrebbe gestito tutti gli affari dalla sua cella, con un telefono cellulare entrato abusivamente.
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