C’era un’aria di attesa sospesa, ieri pomeriggio, allo Scaro Café di Agrigento in piazza Ravanusella. Sedie occupate e chiacchiere basse. A riunire quel pubblico numeroso una presentazione letteraria: Il tempo circolare di Tano Siracusa.
In mezzo ai presenti, un dettaglio non passava inosservato: diverse persone indossavano una maglietta con la scritta “CAAC”. L’acronimo, all’apparenza criptico, cela invece un’ironia dichiarata: Collettivo Autori Amabili Cialtroni. Un gruppo nato nel cuore del periodo pandemico, come ha raccontato durante l’incontro Renato Schembri, quando le voci dei podcast sostituivano i palchi e le distanze diventavano materia narrativa. Il collettivo è oggi un laboratorio di scrittura e ascolto, che ha scelto di abitare la letteratura con leggerezza e profondità insieme.
Schembri, affiancato da Vittorio Alessandro, ha incalzato l’autore lungo le traiettorie del libro: dal Guatemala, – la “faccia triste dell’America” – fino alle nostre periferie sgangherate. Il tempo circolare interroga la possibilità di custodire memoria del futuro, concependo il tempo non come freccia, ma come orbita che ritorna. Dalle letture è emersa una scrittura priva di prosopopea: più incline a evocare che a spiegare, e proprio per questo tanto più incisiva.
A coronamento, Siracusa ha mostrato un’umiltà disarmante, ripetendo più volte di non sentirsi “un vero scrittore”; e forse, paradossalmente, è proprio in quel passo indietro che si misura la statura di chi sceglie di non occupare la scena, ma di lasciare che siano le storie a parlare per lui.
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