Ricorre oggi la memoria liturgica del Beato Rosario Angelo Livatino. A 33 anni dalla sua tragica uccisione
Il ricordo del giudice “ragazzino” è sempre vivo nella memoria di tutti. Il Mudia (Museo Diocesano di Agrigento) in un post sui social, postando una foto di Giovanni Paolo II, di tanti anni fa, lo ricorda così: “Nel Palazzo Vescovile, nelle Sale che oggi accolgono il Mudia Museo Diocesano Agrigento, Giovanni Paolo II, il 9 maggio 1993, incontró i genitori di Rosario Livatino. Poche parole, sguardi intensi.
Dopo quell’incontro il Papa si ritiró in preghiera, in quella che oggi è la Stanza del Papa, prima della celebrazione eucaristica nella Valle dei Templi. In quelle Sale, da un incontro carico di dolore ma pieno di speranza, da quegli sguardi e dalla preghiera, maturò il “grido del cuore” che condannò chiaramente la mafia è ogni umana associazione che uccide la vita” .

Significative anche le parole del Procuratore della Repubblica di Agrigento, Giovanni Di Leo, sulle pagine del “Centro studi Livatino”: “Sono passati trentatré anni da quella telefonata che mi diceva di andare ad Agrigento, che avevano sparato a Rosario, da quella corsa verso il burrone sulla Agrigento Caltanissetta dove aveva cercato scampo. Ricordo la camera mortuaria del cimitero dove il corpo di Rosario venne portato. Lo ricordo con un viso sereno ed un cerotto sulla fronte a coprire il segno dell’odio efferato, sul tavolo di marmo. Ricordo commenti improvvidi di alti rappresentanti dello Stato.
Nella dottrina cattolica uno dei cardini della Fede, che il Vangelo insegna e proclama è l’invito agli uomini a pentirsi, e perdonare chi ci fa un torto, chi ci dà uno schiaffo, a rimettere i debiti altrui nella speranza di avere rimessi i nostri. Scusate se io non riesco a perdonare chi ha tolto la vita ad un uomo per bene”.
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