I giudici della Corte di Cassazione, pronunciandosi sul ricorso dei difensori dell’imputato, hanno confermato la condanna a 9 anni di reclusione per Luigi Lalomia, 79 anni, tabaccaio in pensione di Canicattì, riconosciuto colpevole di omicidio preterintenzionale per la morte del futuro consuocero, Mario Vincenzo Lauricella, 60 anni, meccanico, al culmine di una lite scaturita per le nozze in programma tra i figli mai del tutto digerite.
Con la decisione di oggi, la Suprema Corte ha reso definitiva la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Palermo, che aveva ridotto la pena rispetto ai 14 anni e 6 mesi inflitti in primo grado. I giudici hanno escluso due aggravanti ovvero quella dei “futili motivi” e l’avere agito “approfittando di circostanze tali da ostacolare la privata difesa”. Già in primo grado, la Corte di assise di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, aveva escluso l’omicidio volontario derubricando l’accusa in omicidio preterintenzionale.
La Lomia era accusato anche del tentato omicidio della nuora. I giudici, già in primo grado, avevano riqualificato il reato in lesioni personali gravi. Alla base della tragica vicenda, un matrimonio programmato tra il figlio di Lalomia e la figlia della vittima.
Il 30 maggio del 2021, a margine dell’ennesima discussione, la situazione degenerò. Il pensionato, a bordo di un Fiat Doblò, investì il consuocero schiacciandolo contro il muro del magazzino. Mario Vincenzo Lauricella in quell’occasione, prima di essere travolto dal mezzo pesante, riuscì a salvare la figlia spingendola fuori dalla traiettoria del veicolo. Il meccanico morì all’ospedale di Messina dopo un mese di agonia.
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