Il fenomeno degli atti intimidatori contro i giornalisti e’ in costante aumento: dopo i 73 casi censiti nel 2018 si passa a 87 nel 2019, per salire a 129 casi registrati nei primi nove mesi del 2020. In quest’ultimo periodo, al 30 settembre scorso, i casi avevano interessato 15 regioni, concentrandosi in 5 di queste (Lazio, Sicilia, Campania, Calabria e Lombardia), dove si sono verificati 101 episodi, il 78,3% del totale. Se la matrice dell’atto e’ di solito mafiosa o di natura socio-politica, il mezzo sono spesso le piattaforme social: nel 2018 e 2019 circa un quarto delle intimidazioni nei confronti di giornalisti sono arrivate via social network (24% per il 2018 e 23,5% per il 2019), mentre nel periodo considerato del 2020 la percentuale quasi raddoppia, attestandosi al 41,9 %. Sono i dati emersi oggi nel corso del webinar organizzato dalla prefettura di Ferrara in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna dedicato a studenti e insegnanti delle classi IV e V delle scuole superiori della provincia. Al webinar hanno partecipato, dialogando con una platea di oltre 200 tra ragazze, ragazzi e docenti, il viceministro dell’Interno Matteo Mauri, il vicedirettore generale della Polizia di Stato e direttore centrale della Polizia criminale Vittorio Rizzi, il prefetto di Ferrara Michele Campanaro, i prefetti delle altre province della regione e il giornalista Nello Scavo. “Chi minaccia e aggredisce un giornalista non solo viola la sua persona ma attacca il nostro sistema democratico”: per questo “proteggere la liberta’ dei giornalisti e’ non solo necessario ma doveroso”, ha sottolineato il viceministro Mauri ricordando che “grazie all’impegno del ministro Lamorgese e’ stato riattivato il Centro di coordinamento contro le intimidazioni ai giornalisti”.
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