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Home » Comuni » Gara ancora aperta! Aiuta la Quisquina a diventare Luogo del Cuore 2025

Gara ancora aperta! Aiuta la Quisquina a diventare Luogo del Cuore 2025

Elio Di Bella Di Elio Di Bella
25 Febbraio 2025
in Comuni
quisquina

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Il Fai, il Fondo italiano per l’ambiente, pubblica in questi giorni nel proprio sito web la classifica provvisoria dell’iniziativa “I luoghi del Cuore”: una gara tra i siti più belli d’Italia. Ogni visitatore del sito può indicare la propria preferenza, scegliendo tra le località candidate a vincere il titolo di “Luogo del cuore” della nazione. Sorprende il secondo posto di un angolo della provincia di Agrigento dalla storia antica e all’interno di un paesaggio tra i più belli della Sicilia. Si tratta dell’eremo di Santa Rosalia alla Quisquina, sul monte Quisquina. Con quasi 20 mila preferenze questo sito è preceduto dalla fontana antica di Gallipoli ( che è in pole position con oltre 46 e 500 voti). Ma c’è ancora tempo per partecipare alla gara: basta andare sul sito web https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/i-luoghi-del-cuore/cerca-un-luogo/ . Da qui si può procedere alla votazione.

Riportiamo il testo di presentazione del sito agrigentino che appare nella pagina del sito del Fai ad esso dedicata.


“Coschin è una parola di origine berbera, vuol dire “oscurità”, “luogo in ombra”. Forse è in questa parola la chiave per accedere al significato naturalistico e storico di uno dei più affascinanti organismi architettonici rurali della nostra Isola: l’Eremo della Quisquina.

É un raro caso in cui il nome di un luogo, conferito in virtù di caratteristiche fisiche esteriori, coincida con il carattere interiore del luogo stesso, con la sua atmosfera, presentandosi oggi, al nostro tempo tecnologico e artificiale, con tutto il suo grande carico naturale di storia, di storie e di cultura e di mistero. A 4 km dal paese che prende il suo nome, sulla strada provinciale che conduce ad Agrigento, ci si immette in una stradina carrabile nel fitto delle conifere, su, fino al pianoro dominato dalla statua bronzea di santa Rosalia, opera dello scultore Lorenzo Reina, eretta su di un masso quasi a marcare un dominio simbolico sui luoghi.

Alle sue spalle inizia la discesa in un tunnel di querce secolari che, per i viandanti d’altri tempi, costituiva, l’approdo naturale e accogliente, dopo ore o giorni di cammino, e ancora oggi, accorciando i tempi del nostro stupore, ma non l’intensità, quel sentiero ci conduce alla prima visione prospettica dell’eremo: il grande portale principale, povero e possente, i piani sovrapposti della torre campanaria e dei lunghi corpi degli ambienti monastici, della chiesa e degli altri ambienti compressi nello scorcio verso il bosco che già fanno intuire la struttura labirintica della fabbrica. Siamo ‘alla Quisquina’: così nel gergo corrente viene designato tutto l’insieme naturalistico-architettonico del sito.

Non resta più nulla dell’antico e primitivo romitorio (che accolse il giovane Francesco Scassi da Albisola, primo tra gli eremiti) e della chiesetta originaria, edificata attorno al 1683, che furono il primo involucro architettonico della grotta: nel 1772 era già compiuta la riedificazione della nuova chiesa e del monastero, così come oggi li vediamo, grazie a donazioni e rendite assegnate da fedeli e soprattutto da Giuseppe Emanuele Ventimiglia principe di Belmonte signore di S.Stefano (schiatta di provenienza ligure radicatasi a Palermo) e con il fondamentale contributo d’ingegno dato dall’eremita Ignazio Traina, monaco e architetto, al quale si deve l’ideazione della chiesa e, probabilmente dell’intera fabbrica. Il tutto edificato sempre a tutela del nucleo mistico della grotta che, a sua volta, che reca l’epigrafe (e ancor oggi leggibile) graffita sulle pareti d’ingresso:

– Ægo Rosalia Sinibaldi Quisquina Et Rosarum Domini Filia Amore Domini Mei Jesu Christi In Hoc Antro Abitare Decrevi. Da allora, da quel 1624 (anno di riscatto dalla peste), attorno a quell’epigrafe e a quella grotta si comincia a edificare il romitorio a più fasi, accrescendo il mito religioso di Santa Rosalia che nella tradizione popolare si manifesta ancora oggi con la Festa a Lei dedicata (prima domenica di giugno) che impegna per giorni tutta la comunità in un unico afflato a dar vita ad un intenso programma di eventi di festosa devozione. Attualmente questo luogo richiede urgenti interventi di sicurezza e manutenzioni straordinarie di tutela, salvaguardia e valorizzazione”.

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Tags: Eremo di Santa RosaliaFAI il Fondo Ambiente Italianosanto steafano di Quisquina
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