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Home » L’angolo di don Diego » Favara – Riflessioni in una Messa di Trigesimo da approfondire ed allargare urgentemente

Favara – Riflessioni in una Messa di Trigesimo da approfondire ed allargare urgentemente

19 Giugno 2018
in L’angolo di don Diego
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Una Messa, quella di ieri pomeriggio,  nella ricorrenza di un Trigesimo, in suffragio di Salvatore Sutera Sardo,  una persona benvoluta,  prematuramente ed improvvisamente  scomparsa , nella Chiesa S. Vito super affollata, con tante persone  pure nell’antistante piazza, perché, a parte qualche eccezione, materialmente  impossibilitate ad entrare.

Riflessioni sulle letture  bibliche proprie del giorno, cioè del lunedì dell’XI settimana del Tempo Ordinario,  dove sullo sfondo tetro della situazione descritta nella prima lettura con il comportamento assai deplorevole di Acab e soprattutto  della moglie Gezabele a danno di Nabot, segue   il Vangelo di Mt. 5,38-42 sul superamento della vecchia legge che mirava a contenere  le vendetta nei limiti della perfetta parità, con la nuova legge dell’amore che trasforma la stessa legge  dell’ “occhio per occhio e dente per dente”, da vivere  in un orizzonte nuovo e sconfinato  di amore senza misura.

La prima lettura  ( 1 Re,21,3-16)  ammonisce  dove può arrivare un potere esercitato con arroganza  mirando solo al proprio desiderio e tornaconto, a spese  del  povero Nabot che non vuole  vendere il suo pezzo di terra ereditata che per lui è un  vero e proprio “pezzo di cuore”. Ed il cuore non si vende !

Gezabele, con l’accondiscendenza del marito usa il potere per imbastire accuse false che portano alla condanna a morte di Nabot e così potere usurpare  quella terra. Una usurpazione assolutamente ingiusta e totalmente ingiustificata che descrive  come i poveri ed i più deboli subiscono spesso la prepotenza e l’ingordigia di chi è più potente.

Facile il commento di quello che descrive la Bibbia, che è sempre per il nostro insegnamento, anche se non si  verifica negli stessi termini, ma che può  essere possibile in diverse proporzioni anche a Favara, perché la radice è sempre la stessa; cioé guardare solo ed unicamente  al proprio  tornaconto, da perseguire ad ogni costo, senza considerare i diritti degli altri.

Mi verrebbe da aggiungere adesso, quello che, anche per esigenze di tempo, non ho detto ieri ! per esempio riguardo alla legge  104, di cui spesso a Favara  si usufruisce illegalmente e con inganno, calpestando i diritti sacrosanti di chi ha veramente  bisogno.

E poi l’allargamento che viene da pensare sullo stesso  brano biblico … quello che ha pensato Papa Francesco nella sua riflessione. Ecco : “La storia di Nabot è paradigmatica di tanti martiri della storia”….. “storia …  paradigmatica del modo di procedere nella società di tanta gente, ….comunicano una bugia, una calunnia e, dopo aver distrutto sia una persona sia una situazione con quella calunnia, giudicano quella distruzione e condannano”.

E su un piano più generale Papa Francesco, ha aggiunto… “…….le dittature, tutte, hanno incominciato così, con l’adulterare la comunicazione, per mettere la comunicazione nelle mani di una persona senza scrupolo, di un governo senza scrupolo”.

Ecco il passo biblico relativo alle  malefatte di Acab e Gezabele a danno del povero Nabat  richiama pure, dice sempre Papa Francesco …. “…..anche nella vita quotidiana che spesso  è così….. che se io voglio distruggere una persona, incomincio con la comunicazione: sparlare, calunniare, dire degli scandali”.  Oltretutto, ha aggiunto, “…..comunicare scandali è un fatto che ha una seduzione enorme, una grande seduzione    si seduce con gli scandali, …..le buone notizie non sono seduttrici”.

Per crescere nella forza a contrastare ed a non assorbire  questo tipo di cultura, a Favara è urgentemente necessaria la riscoperta  della partecipazione alla Messa festiva, troppo, troppo spesso trascurata senza validi motivi, o addirittura solo perché in settimana, per convenienza sociale, si è stati presenti a Messa più di una volta per un funerale……la Messa festiva, – è stato nell’omelia più volte precisato –  non perché  dobbiamo dare qualcosa a Dio, perché Dio non ha bisogno affatto di noi, !”.

Ma, … (e lo diciamo con una doppia avversativa !)…… invece ….perché siamo proprio noi che abbiamo bisogno di Dio, della sua grazia e  della sua forza divina per evitare quel tipo di cultura specifica e tipicamente negativa  del nostro ambiente. Una cultura che se non impedisce del tutto, non fa  crescere e comunque rallenta notevolmente la maturazione nel cuore della vera cultura dell’amore e della solidarietà sincera.

Diego Acquisto

 

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