“C’era puzza di gas ovunque, ma nessuno ha controllato”. I sopravvissuti dell’esplosione di Ravanusa denunciano nel tempo diverse e presunte perdite di gas. L’inchiesta sulla strage di Ravanusa mira a fare luce sulle cause della fortissima e violentissima deflagrazione. Nel mirino le verifiche carenti sulla rete, in una zona “ritenuta” ad alto rischio di perdite di metano. “Gli ultimi controlli sulla rete del gas erano stati fatti di recente, cinque giorni fa – spiega il colonnello Vittorio Stingo, il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento -. Controlli di manutenzione ordinaria, da cui non era emersa alcuna criticità”.
Ma nessun operaio si era visto in via Trilussa, hanno detto una decina di residenti, i sopravvissuti alla tragedia di sabato, ascoltati in caserma. Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo. Le prime mosse dei carabinieri che si stanno occupando delle indagini sono quelle di acquisire tutta la documentazione relativa alla rete di distribuzione del gas. L’area interessata dall’esplosione, di circa 10mila metri quadrati, è stata sequestrata.
“Nei prossimi giorni – ha sottolineato Patronaggio – verrà fatta “un’attenta mappatura dei luoghi. Si parte da una fuga di metano ma non escludiamo alcuna pista”. La procura ha già nominato un consulente tecnico e nelle prossime ore verrà fatto un nuovo sopralluogo con i vigili del fuoco, proprio per cercare di circoscrivere le cause della fuga di gas”. Nel frattempo i vigili del fuoco continuano a scavare tra le macerie. Si cercano padre e figlio, gli ultimi due che mancano all’appello. Sette le vittime estratte.
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