Ma un film di Ozpetek può durare 135 minuti? E’ probabile che nell’immaginare il suo ultimo film “ Diamanti” il regista abbia pensato al film della vita, abbia cercato di mettere in scena il suo capolavoro ma che sia riuscito nel suo intento e’ del tutto opinabile. Certo la presenza in scena dello stesso regista che introduce le sue attrici e poi le guida dentro la storia e’ una trovata ben riuscita, ma la sensazione è quella di essere lontani dai vertici e dalla naturalezza delle “ fate ignoranti “ o “ Saturno contro” oppure dalla narrazione avvolgente della“ finestra di fronte”. Anche qui e’ presente la solida struttura del film corale, classica del suo cinema con le tavolate e la sfida tra tante attrici a suon di bravura. Ad esempio nei corridoi della sartoria un’affermata attrice teatrale in odor di viale del tramonto si scontra con una giovane attrice di cinema (che però non ricorda il nome di Billy Wilder) in un dialogo serrato senza esclusione di colpi che poi si conclude con un brindisi ed un apprezzamento reciproco: e’ una scena classica del cinema di Ozpetek quasi a ribadire che può sempre nascere del buono anche nelle situazioni apparentemente compromesse. La sartoria delle sorelle Canova è lo scenario dove si sviluppano le storie e le vite delle donne di bottega in un luogo di lavoro che diventa una comune dove un’affermata costumista premio Oscar commissiona gli abiti di un film importante. A dirigere la sartoria troviamo Alberta, segnata da un’illusione sentimentale e per questo motivo dura ed impenetrabile, e la sorella Gabriella pervasa dal dolore profondo per la perdita di una figlia, evento tragico che l’ha resa profondamente instabile. Grande performance per Luisa Ranieri e Jasmine Trinca, entrambe ai vertici della loro carriera cinematografica. Ma tutti gli attori meritano un plauso: dagli occasionali Barbarossa e Venier, alle quasi comparse Accorsi, Marchioni e Ricci, ad una ottima Vanessa Scalera nel ruolo della costumista ed ancora Savino,Grimaudo, Smutniak,Signoris, Cucciari e Vukotic. Un’opera al femminile fatta da tante piccole storie e relative sfaccettature: dalla violenza domestica alla difficoltà economica, al dramma di un figlio alle prese con la depressione alla contestazione giovanile ed anche una certa emancipazione sessuale. E poi un bambino misterioso che fa capolino tra i costumi ( e’ forse lo stesso regista?) e un marito turco andato via troppo presto a disseminare la storia di indizi che hanno tutta l’impressione di essere autobiografici. Infine la colonna sonora con le canzoni di Mina e Giorgia a rendere più gradevoli questi diamanti natalizi. (Maurizio Arena)
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