Cuffaro, ombre e intercettazioni: il “colonnello-talpa” e la borsa misteriosa
Tra tensioni politiche e inchieste giudiziarie, si complica lo scenario per l’ex governatore, mentre la Dc rischia l’isolamento nella maggioranza Schifani
Mentre a Palazzo d’Orléans si consuma la crisi tra Renato Schifani e la Democrazia Cristiana, un altro fronte minaccia di scuotere la scena politica siciliana. Al centro, ancora Totò Cuffaro, leader della Dc, già protagonista del braccio di ferro col governatore per la possibile rimozione dell’assessora Nuccia Albano, e adesso nuovamente sotto i riflettori per un’inchiesta che intreccia intercettazioni, incontri riservati e retroscena inquietanti.
Secondo quanto riportato da La Sicilia, gli investigatori hanno analizzato filmati e tabulati telefonici per ricostruire un incontro avvenuto nel 2024 tra Cuffaro e un carabiniere definito “colonnello-talpa”. L’attenzione si concentra su una borsa di colore marrone, passata di mano in un luogo isolato e poi sparita. Un dettaglio che ha acceso più di un sospetto su contenuti e finalità dell’incontro, ritenuto “di particolare rilevanza” dagli inquirenti.
Le intercettazioni, già al vaglio della Procura, aggiungono ulteriori ombre. “Il maresciallo sta ascoltando… lo sa che sono vecchi volponi”, si legge in una delle conversazioni captate, lasciando intendere un livello di consapevolezza e cautela tipico di chi sa di essere osservato.
Un intreccio che si somma alle turbolenze interne alla maggioranza regionale. Fonti politiche parlano di “giorni convulsi” e di un governo Schifani appeso a un filo, stretto tra la crisi con Cuffaro e il pressing dei partiti alleati che chiedono “un cambio di passo o un ritorno alle urne”.
Nel frattempo, l’ex presidente della Regione, intercettato anche in altre circostanze, ha respinto ogni accusa: “Ho sempre agito alla luce del sole”, avrebbe confidato ai suoi, bollando la vicenda come “un’altra montatura per indebolirmi politicamente”.
Ma le carte giudiziarie raccontano di una rete di contatti riservati e di una consapevolezza piena dei rischi. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, ha commentato con amarezza Gianfranco Miccichè, difendendo il leader Dc ma invitando tutti “a ricordare che la Sicilia ha bisogno di stabilità, non di nuove tempeste giudiziarie”.
E mentre a Palermo il centrodestra si divide, a Roma si osserva con crescente preoccupazione l’evoluzione della crisi siciliana. Il rischio, dicono gli osservatori, è che la questione Cuffaro diventi presto un caso nazionale, con inevitabili ripercussioni anche sugli equilibri interni del governo Schifani.
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